Siamo spesso attenti a capire l’Aldilà, ma se tutto concorresse a spiegare l’Aldiquà?
Franco Nembrini
Il Paradiso come la chiave di lettura di ogni vita è più semplice da comprendere pensando alla grande festa del Perdono di Assisi che ha travolto tutti dalla Misericordia di Dio. Sì, perché durante tale festa si respira un po’ di Paradiso, quel poco che basta per permettere di percepire il Paradiso a chi pensa non esista e di ricordare che c’è il Paradiso a chi se ne dimentica. La bellezza di tutto ciò è che nulla è fine a se stesso: quanto è bello sentire il Paradiso e volerlo rincorrere! Ma come si fa, qui sulla terra?
Il movente per la ricerca del Paradiso qui sulla terra è la speranza, che si configura come la conseguenza immediata della percezione del Paradiso: se un Paradiso c’è, con quale tensione lo si cerca voracemente se non mediante la speranza di raggiungerlo?
E dunque, di conseguenza, in che modo ciascuno può trovare ed alimentare la propria speranza allenandola a vedere un po’ di Paradiso anche sulla terra, qui ed ora?
Nell’enciclica “Spe Salvi” di Benedetto XVI vengono distinti quattro modi e per ciascuno di essi in aiuto ci giungerà un personaggio che ha trovato la speranza in quel determinato luogo di apprendimento:
- Preghiera: “Eppure l’uomo, una particella del Tuo creato, vuole lodarti. Sei Tu che lo stimoli a dilettarsi delle Tue lodi, perché ci hai fatti per Te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te” (Sant’Agostino). Quanta verità disarmante in questa autobiografia e confessione dell’anima!
- Agire: Come speranza in atto, invita ciascuno a fare la propria parte nel mondo. Si tratta proprio di quel “Da noi tutti attendono” di Madre Chiara Ricci che pone il servizio per gli altri come luogo da abitare in ogni momento possibile e che si configura come il posto giusto per amare, tendere al meglio, sperare.
- Sofferenza: “Se dovessi scegliere tra camminare o andare in Paradiso, sceglierei senza esitazione: andare in Paradiso” (Beata Chiara Luce). Questa frase ha tutto un altro spessore se attribuita ad una diciottenne nel momento in cui consapevolizza di aver perso l’uso delle gambe. Forse il Paradiso non è così lontano, se solo gli occhi riflettessero la luce del sole piuttosto che star puntati verso il fango.
- Giudizio di Dio: “In modo che, dopo aver contemplato la realtà del Paradiso, tu possa con ciò ravvivare in te e negli altri la speranza che in terra suscita amore verso il bene” (parafrasi vv. 43-45, Canto XXV, Paradiso). È il Giudizio finale, la Vita Eterna a dare un senso bello all’aldiquà. Dante lo sa bene come la sola tensione alla sua meta divina gli ha permesso di viaggiare e scrutare le peggiori inclinazioni infernali dell’uomo. Ma come sarà stato bello per Dante ritrovare la speranza nel Purgatorio! E camminare, camminare ancora, scrutare il Paradiso, trovare Beatrice e capire finalmente quanto anche l’aldiquà sia bello. Così bello da mettere un punto alle terzine e viverlo con occhi puntati al sole, con quella nostalgia del Paradiso che carbura la ricerca del Cielo sulla terra, qui ed ora.
Ecco, i quattro personaggi hanno trovato il Paradiso nell’aldiquà. Perché? Perché lo hanno cercato. E cercandolo, lo hanno abitato.
Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta!
Socrate
Soluzione per trovare il Paradiso? Cercarlo!
BUONA RICERCA DEL PARADISO!
Chiara De Luca