Fin dal primo momento in cui mi è stato proposto di partecipare alla missione popolare, ricordo di avere provato dentro di me un grande entusiasmo, accompagnato però da tanti interrogativi che si facevano strada, uno dopo l’altro, nella mia mente. Avrei voluto conoscere qualcosa in più su questa missione, desideravo sapere cosa sarei stata chiamata a fare, come sarebbero state strutturate le mie giornate, chi avrebbe condiviso con me questa esperienza. Ma nulla di tutto ciò mi era dato sapere. Sono partita da casa senza sapere nulla, ma non smetterò mai di ringraziare per questo: l’assenza di certezze mi ha fatto sentire disarmata, e ciò mi ha permesso di affidarmi più fiduciosamente a Dio.
La missione mi ha portato a entrare in contatto con tante persone diverse, e mi ha posto davanti le loro speranze, paure, sofferenze. Ho potuto vedere in loro un grande desiderio di felicità, talvolta offuscato e in parte schiacciato sotto il peso del dolore o dell’indifferenza, ma mai del tutto estinto. Mi sono chiesta inizialmente come la mia presenza potesse essere d’aiuto per le persone che incontravo, come io, nella mia piccolezza, potessi fare qualcosa. Ma ben presto ho capito che le mie forze non sarebbero mai bastate, così ho smesso di farmi domande e ho lasciato che il Signore si servisse del poco che avevo da offrire per farne certamente qualcosa di più. In questa nuova ottica, abbandonata ormai la logica del ‘dover fare’, ho potuto sperimentare la bellezza di mettersi al servizio, di farsi dono, di lasciare da parte il proprio io per fare spazio agli altri. Ho capito che davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere, e che arrivare a sera stanchi ma felici è un buon metro di misura per capire di avere vissuto pienamente, nella consapevolezza che la fatica che talvolta umanamente si fa sentire non potrà mai avere la meglio su quel senso di pienezza che ti riempie il cuore.
In questo contesto è stata grande per me la gioia di poter condividere con altri questa esperienza, sentendomi sempre accolta e parte di una famiglia all’interno della quale darsi da fare insieme nella logica del dono e della gratuità.
Sono tornata a casa da questi giorni di missione immensamente grata, riconoscente, rinnovata nella mia fede e visitata dal Signore in quelle parti di me che ancora faticano a vedere la luce. E soprattutto oggi sono certa che non ci sia nulla di più bello nella vita che essere strumento nelle mani di Dio.
Serena