Continuiamo a leggere la storia narrata nella Genesi e incontriamo due fratelli: Giacobbe ed Esaù…
Le riflessioni sono tratte da: P. Curtaz, Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore, San Paolo, 2016.
Leggi il testo della Genesi (trovi il brano in fondo alla pagina)
I due fratelli cominciano a litigare nel grembo della madre, Rebecca. I figli si urtano l’un l’altro. Saranno avversari e combattenti, si fronteggiano già prima di nascere… Essere fratelli non significa necessariamente amarsi e stimarsi. Anzi, spesso, le relazioni familiari sono foriere di incomprensioni e di lotte. I due fratelli nascono e crescono facendo emergere i due caratteri decisamente diversi. Esaù è un uomo della steppa, un cacciatore, impetuoso e amato da Isacco, suo padre, perché amante della cacciagione. Giacobbe non è un combattente, ama stare sotto le tende e non è capace di cacciare. È un uomo tranquillo. Un giorno, o meglio, il giorno Esaù ha cacciato, è stanco e pretende la minestra preparata dal fratello che era stato tutto il giorno a fare nulla. Giacobbe vede il lato debole del fratello e decide di dargli un piatto di minestra in cambio della primogenitura… Accetta lo scambio. Ma la primogenitura è legata ad una missione da assolvere: essere esemplari nella ricerca di Dio, come Abramo. La risposta del fratello maggiore è raggelante: “Cosa vuoi me ne importi della primogenitura, ora che ho fame!” Esaù dimostra quello che è, uno a cui non importa nulla della promessa! Giacobbe dimostra di essere, invece, un gran furbo.
Intanto Isacco sapendo che la sua ora era vicina vuole fare le ultime raccomandazioni a Esaù. Rebecca capisce che è il momento favorevole e organizza un piano audace: Giacobbe si presenta la padre al posto di Esaù per carpirne la benedizione. Rebecca agisce con astuzia e sarà la pelle di un capretto a sostituire la peluria di Esaù. Alla domanda del padre: “Sei tu, Esaù?” Giacobbe risponde: “Sono io”. L’inganno c’è, e non si discute. Ma quando Giacobbe risponde Sono io sta mentendo? Accetta il compromesso, per lui sarebbe stato meglio restare nella tenda. Invece cresce e prende in mano la vita! Asseconda il piano divino che da tempo Esaù aveva abbandonato… Porterà le conseguenze di questo, ma il paradosso di questa storia è che Giacobbe, pur ingannando, è autentico, vero. Assume i rischi della scelta a va in fondo. E Isacco, quando si accorge di questo? Non toglie la benedizione a Giacobbe! Non lo maledice, la benedizione è per sempre. Giacobbe dovrà farsi degno di tale benedizione, ma non gli è tolta. Esaù quando si accorge di aver perso la primogenitura, ora che sa di essere il secondo, cambia atteggiamento e chiede una benedizione anche per lui. Isacco benedice anche lui, nessuno è primo o secondo, Dio ha stabilito la giustizia, come sarebbe dovuto essere tra Isacco e Ismaele. Sono due uomini adulti che devono imparare convivere con il proprio demoni: con la tendenza all’inganno e alla manipolazione, per l’uno; con la sicumera di avere tutto garantito, per l’altro. Ma Esaù è preso e afferrato dal rancore e allora Rachele fa partire Giacobbe alla ricerca di una moglie. Giacobbe parte, ha la benedizione ma a cosa gli serve? È odiato dal fratello! Dorme su una pietra e sogna. Dio parla e rinnova le promesse: una terra e una discendenza. E aggiunge la sua presenza costante: “Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto” Giacobbe si sveglia impaurito e stupito, in quel luogo c’era Dio! E lo prende con sé. Così nella nostra vita, incontriamo Dio lì dove non sapevamo fosse.
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Ecco il brano della Genesi (Genesi 25,19-34;27,1-46):
25 19Questi sono i discendenti d’Isacco, figlio d’Abraamo. 20Abraamo generò Isacco; Isacco aveva quarant’anni quando prese per moglie Rebecca, figlia di Betuel, l’Arameo di Paddan-Aram, e sorella di Labano, l’Arameo. 21Isacco implorò il Signore per sua moglie Rebecca, perché ella era sterile. Il Signore l’esaudì e Rebecca, sua moglie, concepì. 22I bambini si urtavano nel suo grembo ed ella disse: «Se così è, perché vivo?» E andò a consultare il Signore. 23Il Signore le disse: «Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore». 24Quando venne per lei il tempo di partorire, ecco che lei aveva due gemelli nel grembo. 25Il primo che nacque era rosso e peloso come un mantello di pelo. Così fu chiamato Esaù. 26Dopo nacque suo fratello, che con la mano teneva il calcagno di Esaù e fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant’anni quando Rebecca li partorì. 27I due bambini crebbero; Esaù divenne un esperto cacciatore, un uomo di campagna, e Giacobbe un uomo tranquillo che se ne stava nelle tende. 28Isacco amava Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto. Rebecca invece amava Giacobbe. 29Or mentre Giacobbe faceva cuocere una minestra, Esaù sopraggiunse dai campi, tutto stanco. 30Esaù disse a Giacobbe: «Dammi per favore da mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché sono stanco». Perciò fu chiamato Edom. 31Giacobbe gli rispose: «Vendimi prima di tutto la tua primogenitura». 32Esaù disse: «Ecco, io sto morendo; a che mi serve la primogenitura?» 33Giacobbe disse: «Prima, giuramelo». Esaù glielo giurò e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. 34Allora Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve; poi si alzò, e se ne andò. Fu in questo modo che Esaù disprezzò la primogenitura.
27 1Isacco era invecchiato e i suoi occhi indeboliti non ci vedevano più. Allora egli chiamò Esaù, suo figlio maggiore, e gli disse: «Figlio mio!» 2Quello rispose: «Eccomi!» E Isacco: «Ecco, io sono vecchio e non so il giorno della mia morte. 3Ora prendi, ti prego, le tue armi, le tue frecce e il tuo arco, va’ fuori nei campi e prendimi un po’ di selvaggina. 4Poi preparami una pietanza saporita, di quelle che mi piacciono; portamela perché io la mangi e ti benedica prima che io muoia». 5Rebecca stava ad ascoltare mentre Isacco parlava a suo figlio Esaù. Ed Esaù se ne andò nei campi per cacciare della selvaggina e portarla a suo padre. 6Rebecca parlò a suo figlio Giacobbe e gli disse: «Ho udito tuo padre che parlava con tuo fratello Esaù, e gli diceva: 7“Portami un po’ di selvaggina e fammi una pietanza saporita perché io la mangi e ti benedica davanti al Signore, prima che io muoia”. 8Ora, figlio mio, ubbidisci alla mia voce e fa’ quello che ti comando. 9Va’ al gregge e prendimi due buoni capretti e io ne farò una pietanza saporita per tuo padre, di quelle che gli piacciono. 10Tu la porterai a tuo padre, perché la mangi e così ti benedica prima che egli muoia». 11Giacobbe disse a Rebecca sua madre: «Mio fratello Esaù è peloso, e io no. 12Può darsi che mio padre mi tasti e mi consideri un impostore e mi attirerò addosso una maledizione invece di una benedizione». 13Sua madre gli rispose: «Questa maledizione ricada su di me, figlio mio! Ubbidisci pure alla mia voce e va’ a prendermi i capretti». 14Egli dunque andò a prenderli e li portò a sua madre; e sua madre ne preparò una pietanza saporita, di quelle che piacevano al padre di lui. 15Poi Rebecca prese i più bei vestiti di Esaù, suo figlio maggiore, i quali erano in casa presso di lei, e li fece indossare a Giacobbe suo figlio minore; 16con le pelli dei capretti gli coprì le mani e il collo, che erano senza peli. 17Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe la pietanza saporita e il pane che aveva preparato.
18Egli andò da suo padre e gli disse: «Padre mio!» Isacco rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?» 19Giacobbe disse a suo padre: «Sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai detto. Àlzati, ti prego, mettiti a sedere e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». 20Isacco disse a suo figlio: «Come hai fatto a trovarne così presto, figlio mio?» E quello rispose: «Perché il Signore, il tuo Dio, l’ha fatta venire sulla mia via». 21Allora Isacco disse a Giacobbe: «Avvicìnati, figlio mio, e lascia che io ti tasti, per sapere se sei proprio mio figlio Esaù, o no». 22Giacobbe s’avvicinò a suo padre Isacco; e, come questi lo ebbe tastato, disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le mani sono le mani d’Esaù». 23Non lo riconobbe, perché le sue mani erano pelose come le mani di suo fratello Esaù, e lo benedisse. 24Disse: «Tu sei proprio mio figlio Esaù?» Egli rispose: «Sì». 25E Isacco gli disse: «Portami da mangiare la selvaggina di mio figlio, e io ti benedirò». Giacobbe gliene servì, e Isacco mangiò. Giacobbe gli portò anche del vino, ed egli bevve.
26Poi suo padre Isacco gli disse: «Ora avvicìnati e baciami, figlio mio». 27Egli s’avvicinò e lo baciò. E Isacco sentì l’odore dei vestiti, e lo benedisse dicendo: «Ecco, l’odore di mio figlio è come l’odore di un campo, che il Signore ha benedetto.
28Dio ti conceda la rugiada del cielo,
la fertilità della terra
e abbondanza di frumento e di vino.
29Ti servano i popoli
e le nazioni s’inchinino davanti a te.
Sii padrone dei tuoi fratelli
e i figli di tua madre s’inchinino davanti a te.
Maledetto sia chiunque ti maledice,
benedetto sia chiunque ti benedice!»
30Appena Isacco ebbe finito di benedire Giacobbe e Giacobbe se ne fu andato dalla presenza di suo padre Isacco, Esaù suo fratello giunse dalla caccia. 31Anch’egli preparò una pietanza saporita, la portò a suo padre e gli disse: «Si alzi mio padre, e mangi della selvaggina di suo figlio, perché mi benedica». 32Suo padre Isacco gli disse: «Chi sei tu?» Ed egli rispose: «Sono Esaù, tuo figlio primogenito». 33Isacco fu preso da un tremito fortissimo e disse: «E allora, chi è colui che ha preso della selvaggina e me l’ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, e l’ho benedetto; e benedetto egli sarà». 34Quando Esaù udì le parole di suo padre, emise un grido forte e amarissimo. Poi disse a suo padre: «Benedici anche me, padre mio». 35Isacco rispose: «Tuo fratello è venuto con inganno e si è preso la tua benedizione». 36Ed Esaù: «Non è forse a ragione che egli è stato chiamato Giacobbe? Mi ha già soppiantato due volte: mi tolse la mia primogenitura, ed ecco che ora mi ha tolto la mia benedizione». Poi aggiunse: «Non hai serbato qualche benedizione per me?» 37Isacco rispose e disse a Esaù: «Io l’ho costituito tuo padrone, gli ho dato tutti i suoi fratelli per servi e l’ho provveduto di frumento e di vino; che potrei dunque fare per te, figlio mio?» 38Allora Esaù disse a suo padre: «Hai tu questa sola benedizione, padre mio? Benedici anche me, padre mio!» Quindi Esaù alzò la voce e pianse. 39Suo padre Isacco rispose e gli disse:
«Ecco,
la tua dimora sarà priva della fertilità della terra
e della rugiada che scende dal cielo.
40Tu vivrai della tua spada,
e sarai servo di tuo fratello;
ma avverrà che, conducendo una vita errante,
tu spezzerai il suo giogo dal tuo collo».
41Esaù odiava Giacobbe, a causa della benedizione datagli da suo padre, e disse in cuor suo: «I giorni del lutto di mio padre si avvicinano, allora ucciderò mio fratello Giacobbe». 42Furono riferite a Rebecca le parole di Esaù, suo figlio maggiore, e lei mandò a chiamare Giacobbe, suo figlio minore, e gli disse: «Esaù, tuo fratello, vuole vendicarsi e ucciderti. 43Ora, figlio mio, ubbidisci alla mia voce; lèvati e fuggi a Caran da mio fratello Labano, 44rimani laggiù, finché il furore di tuo fratello sia passato, 45finché l’ira di tuo fratello si sia stornata da te ed egli abbia dimenticato quello che tu gli hai fatto. Allora io manderò a farti ritornare da laggiù. Perché dovrei essere privata di voi due in uno stesso giorno?» 46Rebecca disse a Isacco: «Sono disgustata a causa di queste donne ittite. Se Giacobbe prende in moglie, tra le Ittite, tra le abitanti del paese, una come quelle, che mi giova la vita?»