Continuiamo a leggere la storia narrata nella Genesi e incontriamo Giuseppe…
Le riflessioni sono tratte da: P. Curtaz, Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore, San Paolo, 2016.
Leggi il testo della Genesi (trovi il brano in fondo alla pagina)
Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
La promessa divina si allarga, passa di padre in figlio, non tanto come promessa di terra, ma come promessa spirituale. Dal singolo ai molti, dall’uno a tutti, dal clan al popolo, dal popolo all’intera umanità! E ciò accade anche attraverso la complessa vicenda dei figli di Giacobbe, che convergono nel concentrare la loro rabbia verso uno di loro che ha due difetti: è il preferito del padre ed è un grande sognatore, Giuseppe.
In una famiglia grande è difficile attirare l’attenzione e Giuseppe deve sgomitare per farsi notare dal padre. E lo fa diventando suo confidente, andando a riferirgli tutto ciò che combinano i suoi fratelli, attirandosi il loro astio. Anche a noi succede così: elemosiniamo attenzione, affetto ad ogni costo. Abbiamo bisogno di essere considerati! I fratelli non lo amano perché è il cocco di papà, il figlio della vecchiaia, il figlio della sposa più amata, Rachele. Giacobbe non risparmia di esprimere la sua preferenza per questo figlio e gli regala una veste, errore clamoroso!
E poi Giuseppe è un sognatore! E mancando di ogni prudenza racconta ai fratelli di visioni in cui afferma la sua futura superiorità… i fratelli lo considerano anche arrogante!
È una descrizione di Giuseppe non molto simpatica! La Bibbia ci racconta che i fratelli prendono ad odiarlo, e ovviamente prendono ad odiare lui, non il padre che lo preferisce.
Un giorno mentre si trovano al pascolo Giacobbe, sentito ciò che sta accadendo tra i figli, invia Giuseppe dai suoi fratelli con queste parole: “Vedi la pace dei tuoi fratelli e la pace del gregge e fammi tornare una parola”. Invita Giuseppe a vedere il positivo per rielaborare un giudizio diverso. Loro lo vedono arrivare da lontano e tramano contro di lui. Giuseppe viene spogliato della tunica, resta nudo come gli schiavi, come i condannati a morte e viene buttato in una cisterna vuota… morirà di sete!
Per i fratelli è già morto, si siedono a banchettare! Chi si abitua al male, vive nell’apparente drammaticità della normalità. Passa una carovana di Ismaeliti e pensano che se lo vendono ci ricavano un guadagno da quella perdita. Quando il fratello diventa fonte di guadagno si diventa capaci di tutto!
Poi inscenano la morte del fratello minore portando la sua tunica sporca di sangue al padre, inconsolabile. E ipocritamente non hanno il coraggio di dire la verità: Giuseppe è scomparso e hanno trovato la tunica sporca di sangue. Chissà cosa è successo?
Intanto Giuseppe è venduto a Potifar, eunuco del faraone, va in Egitto, terra che di nuovo sarà protagonista delle vicende dei nostri patriarchi…
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Ecco il brano della Genesi (Genesi 37, 3-35):
37 3 Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. 4 I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
5 Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. 6 Disse dunque loro: «Ascoltate il sogno che ho fatto. 7 Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si prostrarono davanti al mio». 8 Gli dissero i suoi fratelli: «Vuoi forse regnare su di noi o ci vuoi dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
9 Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me». 10 Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?». 11 I suoi fratelli perciò divennero invidiosi di lui, mentre il padre tenne per sé la cosa.
12 I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. 13 Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». 14 Gli disse: «Va’ a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a darmi notizie». Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. 15 Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che cosa cerchi?». 16 Rispose: «Sono in cerca dei miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare». 17 Quell’uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui; li ho sentiti dire: “Andiamo a Dotan!”». Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. 18 Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. 19 Si dissero l’un l’altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! 20 Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: “Una bestia feroce l’ha divorato!”. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». 21 Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». 22 Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. 23 Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, 24 lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.
25 Poi sedettero per prendere cibo. Quand’ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di resina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto. 26 Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? 27 Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. 28 Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. 29 Quando Ruben tornò alla cisterna, ecco, Giuseppe non c’era più. Allora si stracciò le vesti, 30 tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c’è più; e io, dove andrò?». 31 Allora presero la tunica di Giuseppe, sgozzarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. 32 Poi mandarono al padre la tunica con le maniche lunghe e gliela fecero pervenire con queste parole: «Abbiamo trovato questa; per favore, verifica se è la tunica di tuo figlio o no». 33 Egli la riconobbe e disse: «È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l’ha divorato. Giuseppe è stato sbranato». 34 Giacobbe si stracciò le vesti, si pose una tela di sacco attorno ai fianchi e fece lutto sul suo figlio per molti giorni. 35 Tutti i figli e le figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: «No, io scenderò in lutto da mio figlio negli inferi». E il padre suo lo pianse.