DAVID BUGGI: UNA STORIA DI PASSIONE E RISURREZIONE

Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché «Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità».

(Papa Francesco, GE 6)

 
David Buggi nasce il 6 novembre 1999.

È un ragazzo assolutamente normale, con una vita da adolescente che cerca di scoprire il vero senso della vita: frequenta il post cresima della parrocchia e fa parte del Cammino Neocatecumenale. Ha tanti interrogativi, tante domande, un cuore e una mente che sono costantemente alla ricerca della felicità vera e anche di ciò che la può ostacolare. Questo suo desiderio temerario lo porta a confrontarsi con i temi che la società contemporanea e i giovani come lui difendono spesso come verità assolute, dinanzi alle quali non ci si interroga più, ma si aderisce seguendo ciò che più piace, invece di scorgere e scegliere ciò che è bene e assicura una gioia piena.

Vuole viaggiare, difendere la verità che ha cominciato ad assaporare leggendo il Vangelo. Chi lo segue in questo discernimento lo invita invece a rimanere a casa, nel quotidiano, perché ancora sprovvisto degli strumenti per potersi difendere in ciò che gli sembra essere il cammino giusto per essere un giovane realizzato. Scopre allora, in seguito ad un momento di preghiera, come dietro la proposta di chi lo accompagna ci sia anche la voce di Dio perché coincideva perfettamente ad una Parola letta casualmente nella Bibbia: “Il Signore esisteva veramente, agiva nella mia vita, parlava alla mia vita”.

Un giorno David inizia ad avvertire un indolenzimento ad una gamba, subito pensa alla troppa attività sportiva dell’ultimo periodo (gioca nella nazionale Under 19 di hockey subacqueo). I dolori però aumentano sempre di più, la notte fatica a dormire e gli antidolorifici provocano un effetto quasi nullo. Partono catene di preghiere, in molti offrono messe e penitenze. Il responso medico che arriva è tra i peggiori: osteosarcoma aggressivo con una soglia di dolore massima.

Come tutti i giovani, chi in un modo e chi in un altro, arriva ad arrabbiarsi con Dio: “Perché io prego per una cosa e Tu me ne fai accadere un’altra? Perché proprio a me tutto questo? Perché non mi vuoi aiutare? Che senso ha pregare se poi succede l’esatto opposto?”

Ma David non molla anche se il male inizia a cavalcare velocemente. Nonostante le grandi difficoltà, continua a cercare conforto nella Chiesa e non smette di chiedere aiuto a svariati sacerdoti. Un giorno uno di loro gli dice: “David, affida tutta la tua malattia a Dio”. Ma lui ha un rifiuto categorico, in cuor suo capisce immediatamente che ciò significa accettare la possibilità di morire, però capisce anche che è una sfida d’amore. Nonostante le prove, sente che questa è l’unica via per realizzare il suo sogno di felicità: riesce a consegnare la sua malattia a Dio tra le lacrime, ma anche con una gioia mai sperimentata finora. Da lì ha inizio quello che lui chiama “l’anno più bello della sua vita”.

Le ultime settimane sono tremende: il tumore ormai ha avvolto quasi tutti gli organi vitali. David soffre molto, fatica a respirare, ma non si lamenta mai. Dona tutto di sè, riversa il suo dolore nella Croce e in ogni istante offre il suo sacrificio a Dio Padre.

Nelle ultime ore della sua vita, centinaia di ragazzi sfilano per la sua stanza d’ospedale. David respira a fatica, non riesce più a parlare. I ragazzi lo salutano e don Pierangelo Pedretti, la sua guida spirituale, parla per lui: si erano messi d’accordo quando lui era ancora in grado di parlare. Con la lucidità di chi ha una vita spirituale seria, e con la chiarezza di chi sta guardando in faccia la morte, David li aveva mandati a chiamare, uno per uno, spiegando a don Pierangelo quale fosse il nodo problematico più importante che ognuno di loro doveva sciogliere. Chi un’affettività disordinata, chi la ribellione, chi la droga… sapeva leggere dentro i cuori, e nel momento di morire prega per ognuno di loro. Per dare l’ultimo, faticoso respiro, aspetta che l’ultimo della lista – aveva fatto una lista con i loro nomi – se ne sia andato dall’ospedale. Allora capisce che può morire, perché aveva fatto tutto. È il 18 giugno 2017, giorno del Corpus Domini. Sul suo volto sembra stampata quella frase che andava ripetendo a chiunque incontrasse: “Ma se sono felice io, come non puoi esserlo tu?”

David ha saputo, seguendo Gesù, offrire anche lui il suo corpo, accogliendo la sofferenza. Ha combattuto come un soldato, ha vinto perché ha continuato a credere all’amore di Dio, ha continuato ad annunciare che Cristo è risorto, fino alle ultime ore della sua vita, e morendo ha offerto tutte le sue sofferenze per la conversione dei giovani.

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“Pregate, pregate molto, ma non affinché io guarisca, poiché non è questo l’importante, ma che sia fatta la Sua volontà. Perché se sarà così, in ogni modo andrà, io avrò vinto.”

“Qualsiasi cosa, anche se può sembrare orribile, la più brutta, se è la Sua volontà è la cosa più bella che può succederci.”

“Il Signore non ti chiede mai di fare un sacrificio senza restituirti cento volte tanto.”

“Io il Signore lo immagino così: come un Padre che vuole che io sia solo felice e fa di tutto per rendermi felice!”

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Guarda la testimonianza di David.

Guarda la testimonianza dei genitori di David a Bel tempo si spera.

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