Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che «partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità».
(Papa Francesco, GE 8)
Giulia Gabrieli nasce a Bergamo il 3 marzo 1997.
È una ragazzina normale, semplice e solare. Le piace ridere, giocare e divertirsi, ama la scrittura, la musica, la danza e lo shopping, ma soprattutto ama stare in rapporto con le persone, e questo la riempie di gioia. In più Giulia è davvero innamorata di Gesù: un amore che cresce in lei, giorno dopo giorno, sin da quando è bambina.
Il 1° agosto 2009, mentre con la famiglia si trova in vacanza al mare, Giulia si accorge di una tumefazione sulla mano sinistra; inizialmente si pensa ad una semplice puntura d’insetto ma, nonostante le creme cortisoniche, il gonfiore e il dolore aumentano. Così Giulia si sottopone a una serie di esami: la diagnosi risulta essere quella di tumore, un sarcoma tra i più aggressivi.
Giulia inizia la chemioterapia, che affronta sempre con il sorriso e con una straordinaria forza d’animo, senza mai arrendersi al dolore. Spesso è lei a far coraggio a familiari e amici, e chi la incontra resta abbagliato dalla luce che Giulia si porta dentro. Persino nei momenti più difficili Giulia riesce a prendere la forza dalla vita stessa: “Se continui a pensare sto male, povera me, ti deprimi e stai sempre peggio! Se ci fai sopra una risata e dici: “Bene oggi è andata come è andata… adesso basta pensiamo al presente! Ora sto bene? Sì, allora mi godo questo momento. Ora sto male? Ok, preghiamo che domani io possa stare meglio”. Bisogna andare avanti, perché la vita è bellissima! La cosa che Dio ha creato, la cosa più bella al mondo è la vita!”
Giulia non mette mai al centro la malattia, la “se stessa” malata; al primo posto per lei c’è sempre il Signore. Giulia desidera con tutto il cuore mettere al centro della vita il suo grande Amore e così lo sceglie ogni giorno, in ogni momento. Il risultato è che il suo grande Amore per Dio diventa una fonte inesauribile e contagiosa di incontri, di amicizie e di rapporti di comunione.
Persino con i suoi medici ha un rapporto bellissimo, tanto da chiamarli “i miei supereroi”. E tocca proprio a loro, un giorno dell’agosto 2010, il compito di comunicare a Giulia la recidiva del tumore e lei, come sempre, spiazza tutti e con il sorriso dice: “Non vi preoccupate! Se ce l’abbiamo fatta una volta ce la faremo anche la seconda, io sono pronta… Voi sarete sempre i miei supereroi!”
Ma anche per Giulia arriva il momento della prova, della tentazione, del rifiuto: “Ho passato dei momenti molto duri. In particolare, in un periodo in cui ho avuto una reazione di insofferenza a un farmaco, durata alcuni giorni. Ero arrivata a un punto cruciale: ero nervosissima, mi tremava tutto il corpo e piangevo tutto il giorno. Continuavo a dire ai miei genitori: «Ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è, lui che dice che posso pregare, può fare grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori, perché non me li leva? Dov’è? Perché sta a guardare?». Ero arrabbiata, in quei giorni ho fatto una fatica tremenda a pregare, era proprio difficile. […] Allora sono andata nella basilica di Sant’Antonio e mi sono inginocchiata a pregare, tranquilla. Vicino a me c’è una signora, mai vista prima. Non ci avevo fatto caso. Mi alzo per andare ad appoggiare la mano sulla tomba del Santo e arriva questa signora. Arriva e mette la sua mano sopra la mia mano malata che, voglio farvi notare, non era fasciata, apparentemente era una bellissima mano normale. Non mi ha detto niente, ma aveva un’espressione sul volto, come se mi volesse comunicare: «Forza, vai avanti, ce la fai, Dio è con te». […] Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso a cinquanta denti, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Mai. Dio, molto probabilmente, mi è stato ancora più vicino in quel periodo: ero talmente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirlo vicino, ma in realtà penso che lui mi stesse stringendo fortissimo. Quasi non ce la faceva più.” (testo tratto dal libro Giulia Gabrieli. Un gancio in mezzo al cielo)
Per Giulia la sofferenza diventa l’occasione di veri incontri e della nascita di moltissime amicizie. In particolare, grazie all’“incontro” con la beata Chiara Luce Badano, Giulia impara a vivere la sua malattia come un dono: “Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così luminoso e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore. Voglio imparare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare nonostante la malattia. La malattia non è stata un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a Lui”.
Specialmente negli ultimi tempi, Giulia è abitata dal desiderio di testimoniare a tutti, con ogni mezzo possibile, la “buona notizia”, sente l’urgenza di condividere la sua “meravigliosa scoperta”. Il suo viso è notevolmente gonfio di cortisone e il suo corpo porta i segni delle innumerevoli terapie e operazioni subite. Eppure, Giulia emana una luce, una bellezza, una fierezza che fanno invidia a tutti: il suo volto, il suo sguardo, la sua voce sono come rapiti da un Amore tanto grande da essere palpabile: “Quando sarò guarita, se guarirò, devo fare assolutamente qualcosa per i giovani che non hanno ancora conosciuto questo grande Amore per il Signore. L’Amore è il più grande e il più bello tra i sentimenti, l’Amore racchiude tutto”.
Pur con le forze che le vengono meno, circa due mesi prima di morire, supera brillantemente l’esame di terza media con il massimo dei voti, perché lei, Giulia, desidera continuare a fare le cose normali della sua età. Siccome non si può muovere, i professori la esaminano nel salotto della sua casa, meravigliati della sua preparazione nonostante i mesi di ospedale e le cure.
Il giorno prima di morire Giulia termina di comporre il testo di una coroncina di puro ringraziamento al Signore (scaricabile dal blog www.congiulia.com); Giulia sente infatti il bisogno di ringraziare: “Nelle nostre preghiere, nelle nostre litanie, chiediamo sempre qualcosa per noi o per gli altri. Mai che ci si limiti a dire grazie, senza chiedere nulla in cambio”.
Giulia muore a 14 anni il 19 agosto 2011, proprio negli stessi istanti in cui a Madrid si conclude la Via Crucis della Gmg.
Giulia, seppur non sia guarita, ce l’ha fatta, perché è riuscita a trasformare i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale che l’ha portata a dialogare con la sua morte: “Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio”.
Domenica 7 aprile 2019 si è aperto il processo di beatificazione e Giulia è stata proclamata Serva di Dio.
(testi tratti dal libro Giulia Gabrieli. Un gancio in mezzo al cielo)
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Guarda la testimonianza dei genitori e del fratello di Giulia a Bel tempo si spera.