Anche tu hai bisogno di concepire la totalità della tua vita come una missione. Prova a farlo ascoltando Dio nella preghiera e riconoscendo i segni che Egli ti offre. Chiedi sempre allo Spirito che cosa Gesù si attende da te in ogni momento della tua esistenza e in ogni scelta che devi fare, per discernere il posto che ciò occupa nella tua missione. E permettigli di plasmare in te quel mistero personale che possa riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi.
(Papa Francesco, GE 23)
Antonio Carretta nasce il 19 maggio 1991 ad Altamura, in Puglia.
Fin da piccolo, frequenta con impegno e dedizione la scuola e il catechismo, diventando presto un ragazzo educato, disciplinato, studioso, discreto, umile, attento all’altro, rispettoso, intelligente, allegro, sempre sorridente, di poche parole ma sempre disposto ad ascoltare e aiutare gli amici in difficoltà.
Dall’animo buono e gentile, Antonio dimostra una disarmante gioia di vivere e un apprezzamento per le piccole cose di tutti i giorni; ha idee molto chiare sulla persona che vorrebbe diventare e su ciò che vorrebbe fare della sua vita.
A giugno 2014, Antonio inizia ad accusare alcuni dolori alla schiena, che si fanno via via sempre più intensi, finché il 23 luglio viene ricoverato al Policlinico di Bari per una diagnosi di cancro.
Antonio inizia la chemioterapia. I primi mesi sono duri, difficili: anemia, crisi respiratorie, emorragie… ma Antonio non si abbatte, affrontando ogni difficoltà con determinazione e coraggio, pazienza e tenacia. Mai un lamento, mai una lacrima, solo un’immensa voglia di vivere e di affrontare quel male.
Dopo alcuni mesi, la situazione migliora: Antonio riprende le forze, torna a casa e, senza perdere tempo, si rimette a studiare, felice di essere ritornato alla normalità e di poter nuovamente uscire con i suoi amici.
A settembre 2015, la malattia si ripresenta; stavolta, però, ogni tentativo di cura risulta vano. Si tenta allora per una cura sperimentale a Forlì, ma alla vigilia della partenza Antonio peggiora. Nei mesi successivi i dolori aumentano a dismisura, Antonio alterna momenti di lucidità a momenti in cui è assente.
Gli ultimi tre giorni sono per lui un’agonia.
Antonio muore il 24 novembre 2015, all’età di 24 anni.
A distanza di due anni dalla morte, per ricordare Antonio come esempio per gli altri, l’università ha rilasciato il titolo di laurea specialistica in sua memoria.
Ricordano due amiche di Antonio:
“Nonostante la malattia, proprio in quei momenti hai dato vita al tuo grandissimo coraggio. Eri tu che incoraggiavi noi, eri tu che anche durante le tue agonie continuavi a studiare per portare a termine gli esami, continuavi ad avere sempre mille progetti per te e per il tuo futuro; eri tu che ti scusavi se non eri tanto presentabile da farti vedere, eri tu che ti preoccupavi di noi e ti informavi sempre di come trascorrevamo la nostra vita; eri tu che ci supportavi, eri tu che davi forza a noi… quella forza sovrannaturale che sprigionavi ogni volta che ci guardavi con i tuoi enormi occhioni verdi! Mi reputo una persona veramente molto fortunata ad aver conosciuto un ragazzo come te, il nostro grande guerriero, il nostro unico eroe, colui che ci ha insegnato veramente che cosa significhi lottare, avere fiducia, avere coraggio, essere temerari, non abbattersi mai”.
“Rivedo quel sorriso sempre stampato sul suo volto, ricordo tutta la forza che ha sempre avuto e la fede che non lo ha mai abbandonato. […] Ringrazio te per avermi insegnato l’arte di vivere il dolore nella fede. […] Hai dato la dimostrazione, nei gesti essenziali, di quanto amore hai avuto per la vita, la fede, la famiglia e l’amicizia”.
Dagli scritti di Antonio:
“Motivo centrale della nostra esistenza non è aspettare gli eventi straordinari per vivere, ma piuttosto vivere con straordinarietà l’ordinarietà, poiché quelle azioni che ci sembrano ripetitive e monotone richiedono il nostro massimo impegno”.
“Io cercherò di spingermi fin dove posso arrivare quotidianamente e cercando di fare i progressi migliori. Viviamo in un mondo che va di fretta e devo cercar equilibrio tra esso e la lentezza che questa malattia comporta. […] Perché viviamo, se non per lottare, sperare, avere sogni, progetti? I mali ci sono, ma si combattono, sono tollerabili, si combatte per avere il meglio”.
“Mi sono prefissato di vivere la mia vita per un unico scopo: essere orgoglioso di me stesso, perché Dio possa essere soddisfatto della sua creatura e portarmi con sé nel suo regno, in paradiso”.
“La forza per affrontare tutto è la volontà d’animo e la fiducia”.
“Non abbiamo tutto il tempo del mondo”.
“Non c’è motivo di avere paura nella vita perché togliamo spazio a ciò che di bello possiamo avere”.
(testi tratti dal libro Antonio Carretta. Il guerriero con il sorriso)