Aspettando il Natale con madre Chiara

Gesù bambino si degni di sempre tenerla sorretta delle più distinte sue grazie.

PresepeQuesta frase, che agli orecchi di oggi può sembrare un po’ strana e poco comprensibile a causa di un italiano un po’ vecchio, è tratta da una lettera che madre Chiara scrive al vescovo mons. Sciandra il 23 dicembre 1881, pochi giorni prima di Natale.

Il significato della frase è un semplice augurio affinché Gesù Bambino possa proteggere e sostenere il vescovo e ricolmare la sua vita di doni. Colpisce che l’invocazione non sia rivolta genericamente a Dio o al Signore Gesù, ma proprio a Gesù Bambino ricordando come questi, fin dalla sua venuta nel mondo, sia stato portatore di salvezza e di grazia per tutti gli uomini.

In questa occasione non ci soffermeremo sui contenuti della lettera, ma prendiamo spunto da questa frase per riflettere sul Natale, ormai vicino, e su come il messaggio di questa solennità si rifletta nell’operato e nella fede di madre Chiara Ricci. Lo faremo facendoci aiutare da alcune frasi tratte dalla lettera apostolica Admirabile signum che papa Francesco ha scritto per riflettere sul valore e sul significato del presepe.

Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. (Admirabile Signum 1)

 

In modo particolare, fin dall’origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi. (Admirabile Signum 3)

Incontro e umiltàMadre Chiara era una persona decisa, che non si faceva certo mettere i piedi in testa (ci vuole forza e determinazione nel dirigere una scuola, nel preoccuparsi della formazione religiosa delle sue figlie e nel governare un istituto appena nato), ma che nella preghiera e nel suo rapporto con il Signore aveva appreso le doti dell’umiltà, della povertà e della spogliazione; quest’ultima è una parola forse un po’ difficile da calare oggi nella nostra vita, ma la potremmo tradurre con un atteggiamento che ci fa mettere al primo posto gli altri, spogliandoci del nostro egoismo e di quei tratti del nostro carattere che rendono i nostri pensieri e i nostri problemi le cose più importanti.

L’umiltà è appunto uno dei tratti che maggiormente contraddistingue madre Chiara. Le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuta la ricordano come una persona profondamente umile, che non si poneva mai sopra gli altri. La sua preoccupazione era sempre rivolta alle persone che aveva di fronte; anche nell’affidare i compiti alle sue figlie si preoccupava sempre che esse non ne fossero gravate, ma li potessero vivere con serenità. L’umiltà era per lei il modo di mettersi in ascolto del prossimo, al suo servizio, accogliendolo come un fratello, figlio dello stesso Padre.

Cielo stellato

Rappresentiamo il contesto del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte. Non è solo per fedeltà ai racconti evangelici che lo facciamo così, ma anche per il significato che possiede. Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza. (Admirabile Signum 4)

Madre Chiara conosceva la sofferenza e molte volte, in diversi momenti della sua vita, le saranno sorte nel cuore domande importanti, esistenziali diremmo noi. È normale avere queste domande, la differenza la fa la risposta che troviamo. Madre Chiara ha sempre cercato in Dio le risposte alle domande che l’affliggevano. Lo provano due delle frasi più famose che ricordiamo di lei: “Dio sa quello che fa” e “In te Domine speravi” (In te, Signore, mi sono rifugiato). Ella aveva provato che solo Dio è colui che può far rischiarare la notte delle nostre sofferenze, dei nostri dubbi e delle nostre paure.

Che questo Natale possa portare luce nei nostri cuori affinché diventiamo fratelli del nostro prossimo e possa rischiarare le tenebre della nostra vita portandovi verità e luce.

Buon Natale!

Bookmark the permalink.

Comments are closed.