Chi desidera veramente dare gloria a Dio con la propria vita, chi realmente anela a santificarsi perché la sua esistenza glorifichi il Santo, è chiamato a tormentarsi, spendersi e stancarsi cercando di vivere le opere di misericordia. È ciò che aveva capito molto bene santa Teresa di Calcutta: «Sì, ho molte debolezze umane, molte miserie umane. […] Ma Lui si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e sua compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti. Lui dipende da noi per amare il mondo e dimostrargli quanto lo ama. Se ci occupiamo troppo di noi stessi, non ci resterà tempo per gli altri».
(Papa Francesco, GE 107)
Marco Santamaria nasce a Benevento il 13 giugno 1987, festa di sant’Antonio da Padova.
Cresce in una famiglia molto religiosa: i suoi genitori si consacrano illimitatamente all’Immacolata nell’associazione MIM (Missione Immacolata Mediatrice) di Benevento e Marco, seguendo il loro esempio, si consacra alla Madonna nella Milizia dell’Immacolata dei piccoli.
Da giovane, entra a far parte del gruppo della Gioventù Francescana dell’Immacolata della chiesa di San Pasquale e della GIFRA della chiesa di San Francesco di Benevento, diventa responsabile diocesano del MSAC (Movimento Studenti Azione Cattolica), volontario dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) e ministro straordinario della Comunione. Marco si distingue per la sua fede coerente che diventa concreta in tutto quello che fa, per la maturità di molto superiore alla sua età, per il suo altruismo che lo porta a dimenticare se stesso per interessarsi dei bisogni del prossimo, soprattutto se bisognoso o ammalato.
Nonostante la sua profonda religiosità, Marco è un ragazzo come tanti altri: studia, ama lo sport, si diverte con i suoi amici e ha una fidanzata con la quale condivide la sua stessa fede e i suoi stessi ideali.
La sua passione per il calcio lo porta a intraprendere, appena maggiorenne, l’attività di giornalista sportivo. Fare il giornalista è il suo sogno: i suoi colleghi, che gli devono insegnare il mestiere, si accorgono che è lui che insegna a loro con la sua bontà e tutta la sua vita.
Ancora giovane, Marco vive una dura prova: la malattia e la morte della sua mamma, alla quale era molto legato. Nonostante l’immenso dolore, Marco rimane sereno, non si lamenta e non si ribella, ma accetta con fede la volontà di Dio e, dimentico di sé, si prende cura del papà e della sorella minore.
Appena un anno dopo la morte della mamma, Marco scopre di avere un tumore all’apparato genitale, ma non dice niente a nessuno, perché non vuole dare nuove preoccupazioni e dolori alla sua famiglia.
Marco inizia così la sua via crucis, fatta di ricoveri, interventi chirurgici, chemioterapia ma, ancora una volta, dimentica se stesso e si prende cura dei bisogni degli altri: durante la sua degenza in ospedale visita gli altri degenti, portando loro un sorriso e una parola di conforto.
Nonostante la sofferenza sia sempre più pesante, Marco rimane sereno e sorridente; continua a lavorare e a tenere fede a tutti i suoi impegni con una forza straordinaria: si abbandona alla volontà di Dio, senza mai abbattersi di fronte alle difficoltà.
Ricorda Carmen, la sua fidanzata: “Marco arrivava a far sentire qualche suo lamento solo quando non ne poteva davvero più e umanamente aveva bisogno di essere sostenuto”.
La situazione di Marco peggiora: tanti chiedono per lui la guarigione, ma Marco è pronto anche ad accettare la morte se questa è la volontà di Dio. Una settimana prima di morire, all’Arcivescovo di Benevento che va a trovarlo in ospedale, Marco si rivolge così: “Non pregate per la mia guarigione, ma perché si compia in me la volontà di Dio e per la grazia di una buona morte”.
Il 19 maggio 2010, all’età di 22 anni, circondato dai suoi cari e da diversi sacerdoti, durante la recita del Santo Rosario, Marco lascia la vita terrena per entrare in quella eterna.
Ho imparato a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo…
Due grandi luci hanno illuminato e dato senso al mio cammino:
“Non avrai altro Dio all’infuori di me” (Dt 5,7)
e “Amatevi come Io vi ho amati” (Gv 15,12).
In essi ho trovato la vera felicità sulla terra
e, ora, la beatitudine in cielo.
Sia anche per voi così.vostro Marco
“Incontrare Marco per me è stata l’occasione per diventare migliore. Penso che la sua naturale capacità di trasmettere serenità e gioia di vivere facendosi dono per gli altri con il suo grande cuore, ha reso migliore il cuore di tutti coloro che lo hanno incontrato (e non solo). Grazie, Marco, per la tua testimonianza discreta e silenziosa, ma forte e contagiosa che ci esorta a diventare uomini migliori.” (Enrico)
“Marco è stato e continua ad essere per me un grande esempio di fede, oltre che un prezioso amico. È proprio grazie a lui che ho riscoperto il mio amore per Dio, che ho cominciato a percorrere nuovamente il cammino della fede. È Marco che mi ha insegnato l’importanza dell’Eucarestia, che nel momento del dolore mi ha offerto e mi sta offrendo grande conforto. È nella comunione con Dio, infatti, che sento Marco più vicino e questa profonda consolazione non avrei mai potuto comprenderla senza conoscere un esempio di fede così credibile. Grazie, Marco, per il dono che attraverso di te ho ricevuto!” (Anna)
“Carissimo Marco, quante volte mi sono chiesto perché non c’è una parola per indicare un genitore che perde un figlio. Il figlio diventa orfano, il coniuge diventa vedovo, il genitore… niente! Oggi ho capito perché: un figlio non muore mai per un genitore, vive per sempre nel suo cuore.” (Carmine, papà di Marco)
(fonte: https://www.santiebeati.it/ e http://www.marco-santamaria.it/index.php/)