Carissimi giovani,
in questi primi passi di ripresa del tempo ordinario, desideriamo lasciarci guidare dallo sguardo di Gesù unito ad altri due sguardi, quello del Padre e dello Spirito Santo.
Questa domenica, 4 giugno, infatti, la Chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità, uno dei misteri più affascinanti ma allo stesso tempo più complessi da spiegare e comprendere.
Se sono tre persone come fanno ad essere uno?
È un mistero che non si può spiegare né con un vocabolario alla mano né con i problemi di matematica perché se è tre non può essere uno e se è uno non può essere tre.
Ma allora è come un rebus?
No, in realtà è molto più semplice di quello che si pensa anche perché nella nostra vita ci sono molte cose che seguono la stessa logica… ve ne siete mai accorti?
Per esempio, la gioia: più la condividiamo con gli altri e più aumenta, ci sentiamo invasi dalla gioia. Quando proviamo ad essere felici da soli non proviamo la stessa gioia di quando siamo felici insieme agli altri!
Anche l’amore segue lo stesso criterio: puoi darne di continuo e non resti mai senza, anzi più ne dai e più ti sento abitato dall’amore. Non può mai accadere che l’amore finisca e io resti senza!
Ecco, la logica che abita la Trinità segue lo stesso criterio: è lo sguardo dell’amore eccedente, sovrabbondante, che non si ferma a guardare sé stesso.
Lo sguardo trinitario non è uno sguardo possessivo, che vuole assimilare l’altro a sé o incasellarlo a tutti i costi dentro i propri schemi; non è uno sguardo utilitaristico che si accorge dell’altro solo quando ne ha bisogno; non è uno sguardo avvolto su di sé, escludente ed egoista. Queste tipologie di sguardi rendono l’amore sterile, non fecondo.
Lo sguardo trinitario è, invece, generativo, eccedente, fecondo, perché non può fermarsi a contemplare sé stesso o a compiacersi ma desidera trasformare l’amore in bene per gli altri; desidera generare un amore in cui ci si fida l’uno dell’altro in qualunque circostanza.
In questi giorni del tempo pasquale, e ancora domenica nel Vangelo, sentiremo parlare del Padre che invia il Figlio, poi se ne separa, ma nel Figlio resta sempre il desiderio di ritornare al Padre del quale continua a fidarsi anche nelle situazioni più difficili. Ecco cosa celebriamo nella festa della Trinità: il rapporto vitale di dipendenza tra Padre e Figlio, intriso di Spirito Santo, un rapporto sempre più profondo capace di credere all’amore che Dio ha per noi e che ci permette di entrare così in quella meravigliosa consapevolezza di essere figli amati del Padre, destinatari di un amore immeritato da parte di Dio che
Ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
In virtù di questo camminiamo sotto questo sguardo intriso di amore che è lo sguardo trinitario dove, pur rimanendo con la propria individualità, si diventa una cosa sola perché capaci di mettere da parte sé stessi e di aprirci al dono con gesti gratuiti e sovrabbondanti.
Questo è l’amore che il Signore ci insegna e ci dona di celebrare insieme e che desideriamo vivere in questa ripresa del tempo ordinario!
L’augurio per ciascuno è quello di fare ogni giorno esperienza di questo Amore, per custodire la propria unicità ed essere fecondi!!!