LA RETE E IL CAVALLO

Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”.

Mt 16, 13-15

 

Ci siamo lasciati nel mese di aprile con il profumo del nardo che ci ha parlato di un amore donato, un amore “sprecato”, un amore… risorto!

E proprio a partire dall’evento della Resurrezione incontriamo due oggetti che sembrano non c’entrare niente, ma che forse hanno molto da raccontarci: una rete e un cavallo. 

La rete. Chissà quante volte era stata calata in mare. E chissà quanti pesci aveva tirato su a galla! Ormai conosceva bene le mani del suo padrone: un certo Simone, che ormai da un po’ di tempo tutti chiamavano Pietro. L’ultima grande pesca che aveva compiuto risaliva a tre anni prima. Ed era stata una pesca straordinaria… miracolosa! Poi più niente. Pietro aveva scelto di lasciare tutto per seguire Gesù e quella rete non gli sarebbe sicuramente servita.

Poi un giorno Pietro era ritornato a compiere quello che gli riusciva bene: il pescatore. La rete poteva essere di nuovo gettata in acqua. Per tutta la notte però aveva ondeggiato nelle acque del mare di Tiberìade, senza incrociare niente. Era rimasta desolatamente vuota. Ad un tratto una voce cambiò tutto: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete!”. Ecco una nuova immersione in quelle stesse acque. Questa volta però di pesci ne aveva presi. Tanti… troppi! Quasi da strapparla.

Una volta adagiata sulla riva, la rete aveva assistito a una particolare conversazione: “Mi ami tu?”

Gesù non stava accusando Pietro per il suo rinnegamento. Ma non stava nemmeno facendo finta che non fosse successo niente. Gesù semplicemente stava scavando nelle profondità dello sguardo di Pietro per fargli ritrovare quell’entusiasmo dimenticato; per riaccendere quel fuoco che lo avrebbe portato a testimoniare la verità di Dio fino a Roma; per fargli sperimentare ancora una volta la forza e l’ostinazione dell’Amore del Padre.

 

Dal mare alla terra. E più precisamente, a una strada che conduce a Damasco. E’ qui che la tradizione cristiana pone Saulo e la sua caduta da cavallo.

Il Cardinale Carlo Maria Martini, facendo riferimento a questa esperienza, scriveva:

Se domandassimo a Paolo che si prepara a subire il martirio, quale fatto sia stato determinante per la sua vita non c’è dubbio che ci risponderebbe: l’incontro di Damasco. Tutta la vita dell’Apostolo è segnata da quell’evento.

cfr. Card. Carlo M. Martini – Le confessioni di Paolo

 

Perché?!

Perché l’evento più rilevante della sua (…della mia!) vita dovrebbe essere una caduta, un fallimento?

Forse perché è proprio nel momento più basso della sua vita che Paolo riesce a zittirsi per mettersi in ascolto di una Parola “altra”. Lui, il più giusto, il più irreprensibile tra i farisei, cadendo a terra può permettere a Cristo di trovare casa nel suo cuore. Questo è l’agire di Dio: così come si è abbassato fino a terra facendosi bimbo per incontrare l’abbraccio degli uomini, allo stesso modo scende nelle profondità, nelle meschinità, nelle chiusure di ogni uomo per elevarlo a sé e trasfigurare così la sua vita.

E un Amore così grande non può che diventare l’evento più significativo della nostra vita!

 

La rete e il cavallo ci ricordano allora oggi che tutto questo non è prerogativa della vita di Pietro e Paolo, ma parla a ciascuno di noi: ogni giorno Cristo ci ridona fiducia, raggiungendo

quel punto che sta sotto le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre fragilità e che ci qualifica perché in esso ci scopriamo amati da Dio e aperti alla sua salvezza.

cfr. Card. Carlo M. Martini – Le confessioni di Pietro

 

Ci lasciamo allora con una provocazione di papa Francesco: il Signore può fare grandi cose per mezzo di noi quando non badiamo a difendere la nostra immagine, ma siamo trasparenti con Lui e con gli altri. Oggi il Signore ci interpella; e la sua domanda è la stessa che ha posto a Pietro e a Paolo:

Chi sono io per te?

 

Questa domanda ci scava dentro.

Pietro e Paolo ci insegnano però a far cadere le nostre maschere, a rinunciare alle mezze misure, alle scuse che ci rendono tiepidi e mediocri.

Solo così potremo sperimentare lo stupore di scoprire quanto amore Dio ha riversato nelle nostre vite!

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