ANTONIO TERRANOVA: LA DEVOZIONE VERSO LA MADONNA

La necessità di un’intima comunione con Gesù è personalmente illustrata da Gesù stesso con le note similitudini della vite e del pane. […] «Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà più sete». La preghiera e i sacramenti creano questa comunione vitale fra Gesù e il singolo cristiano.

(La santità – Le cose ordinarie in modo straordinario)

 
Antonio Terranova nasce il 14 luglio 2004 a Palermo.

La famiglia non frequenta la Chiesa, ma da subito Gesù conquista il cuore di Antonio e lo plasma a sua immagine: da quando è piccolo mostra attenzione verso i più deboli, ad esempio si accerta che la mamma gli metta nello zaino qualche merendina in più per condividerla eventualmente con chi è senza oppure aiuta i compagni con maggiore difficoltà.

A sei anni, ammalato di tumore al fegato con cirrosi, necessita urgentemente di un trapianto. I medici inizialmente sono così sfiduciati che non vogliono metterlo in lista d’attesa e la famiglia da subito si attacca alla Croce del Signore pregando incessantemente giorno e notte.

Al centro trapianti imparano la preghiera della “Divina Misericordia” che ripetono ogni pomeriggio nella cappella dell’ospedale insieme al Santo Rosario. “Alla fine della preghiera Antonio si fermava, ci guardava tutti e diceva: “Avete dimenticato di dire una cosa importante “Gesù Confido in Te””.

Una mattina, straziato da prelievi, tac e visite, prende tra le mani la Croce di San Benedetto e stringendola forte a sé urla: “Gesù dove sei? Io ho sempre creduto in te, ma se ora tu non mi aiuti, io a te non ci credo più”.

Durante il ricovero, un giorno, arriva un fegato pediatrico compatibile per il trapianto, stupendo medici e infermieri. Sono tutti contenti, ma la madre soffre terribilmente perché quel giorno muore un bimbo di undici anni per aneurisma cerebrale per il quale non c’è stato il tempo di pregare.

Il trapianto è un successo, rimangono tutti increduli per la semplicità dell’intervento, ma pochi giorni dopo, alla tac di controllo, emerge che il tumore sta invadendo i polmoni, per questo Antonio inizia un ciclo di chemioterapia di 20 sedute.

Dopo quel ciclo di terapie sembra che la situazione migliori, invece all’improvviso sfugge tutto di mano e la malattia avanza molto velocemente. Nonostante tutto Antonio non si lamenta quasi mai e raramente si comporta come un bambino della sua età abbandonandosi ai pianti. Dà sempre coraggio alla famiglia dicendo: “Mamma perché ti disperi, devi stare tranquilla tanto la Madonnina mi ha detto che presto tutto finirà”, dice che la Madonnina non gli parla con la voce ma nel cuore.

Più passano i giorni e più aumenta la fede di Antonio, la madre infatti testimonia che il figlio “si chiedeva come fosse possibile che ci fosse gente che non credeva in Gesù, che lui invece sentiva così vicino. Un pomeriggio alle tre in punto, mentre stavamo recitando la Divina Misericordia in casa nostra, il mio sguardo e quello di Antonio si incrociarono l’uno verso l’altro, ed io un po’ spaventata, mi fermai chiedendogli cosa fosse successo. Lui mi rispose con voce incredula: “Mamma, zitta zitta, continua a pregare altrimenti se ne va’”. Continuammo a pregare e alla fine disse: “Mamma c’era la Madonnina e la vedevo attraverso i tuoi occhi, era venuta a benedirmi””.

A settembre 2012, a soli otto anni, dopo averla desiderata per moltissimo tempo, Antonio riceve l’Eucarestia per la prima volta.

Verso la fine di novembre la situazione peggiora sempre di più, per questo la famiglia decide di partire in viaggio verso Lourdes. A Marsiglia, una sera, Antonio appare strano e in preda a dolori fortissimi afferma di provare una sensazione nuova: “Papà…papà: è una sensazione bellissima, mi sembra di essere in cielo, sento calore nella pancia che mi fa stare bene, mi viene di ballare, di cantare, di gridare, papà sto bene e pregherò per te perché possa sentirla anche tu questa bella sensazione che sto provando”.

Giunti a destinazione Antonio prega per gli altri e non per la sua guarigione, rassicurando sempre tutti che l’avrebbe fatto successivamente. Inizia lì la preghiera incessante della famiglia, ma la situazione non migliora e anche a casa il bimbo soffre con dolori atroci incontrollabili.

La fede di Antonio cresce sempre più grazie anche alla maestra delle elementari, che dopo aver preso in carico la classe si accorge di dover affrontare la terza recidiva di un tumore maligno. La sua grandissima fede la porta a raccontare agli studenti il suo solido rapporto con Dio e il senso della Vita Eterna. Quando il bambino si aggrava confida alla collega: “Se Antonio sta andando, devo andare prima io: devo essere io ad accoglierlo in Cielo!” e così accade.

Dopo una notte passata svegli per via dei dolori e della sofferenza, alla vigilia dell’Epifania, decidono di andare in ospedale e finalmente gli operatori sanitari riescono ad alleviare i dolori. Stremato, Antonio si reca nel corridoio del reparto e inizia a piangere. Questa cosa stupisce la madre perché Antonio non piange mai per la sofferenza e lo fa quando essa smette di tormentarlo, lui risponde: “Mamma sto pensando a quanto ha sofferto Gesù sulla croce, la mia sofferenza in confronto è niente”.

La fatica continua e anche Antonio cade nella tentazione e afferma di arrabbiarsi con Gesù dicendo che non lo aiuta e che è inutile pregare. Questi momenti però durano poco, chiede quindi scusa a Gesù e torna a fidarsi di Lui nonostante sia scoraggiato.

Un pomeriggio, a casa di Padre Marco Lupo della Chiesa dell’Acquasanta dove frequentano un gruppo di preghiera, avviene un primo miracolo del cuore: Antonio non si lamenta più e incoraggia tutti ad andare avanti. In ginocchio a causa dei dolori stringe i pugni e dice alla madre: “Mamma, non ha importanza se adesso Gesù non mi guarisce, tanto io so che con la mia sofferenza sta guarendo i bambini del reparto”.

Negli ultimi mesi Antonio passa le giornate facendo recitare giorno e notte la Divina Misericordia alla famiglia e nutrendosi solo di Eucarestia e, pur sembrando in coma, riesce sempre ad aprire gli occhi e dire “Amen”.

Il 21 febbraio 2013 viene portata a casa la Madonnina di Medjugorje in scala reale che non va mai negli appartamenti perché non rientra nei progetti della Signora Cetty che si occupa di donarla solo alle chiese. Quando vanno via tutti, la madre gli chiede per quale motivo è in casa loro, lui risponde che la Madonnina è venuta a prenderlo.

Il 23 febbraio Antonio sale al Cielo con la sua amata Madonnina. “Signore… non ti chiediamo perché te lo sei preso, ma ti ringraziamo per avercelo donato”.

(fonti: https://it.aleteia.org/2017/09/23/mamma-sto-pensando-a-quanto-ha-sofferto-gesu-sulla-croce-la-mia-sofferenza-in-confronto-e-niente, https://lanuovabq.it/it/un-bambino-predestinato-nellamore)

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