“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14)
Benvenuti e bentornati in questa rubrica sui centenari francescani, alla ricerca della bellezza che queste celebrazioni raccontano.
Continuiamo questo mese a scoprire il Natale di Greccio. Dopo aver ascoltato i Vangeli della natività secondo Matteo e Luca, oggi proveremo ad entrare un po’ di più, in punta di piedi, nel Prologo di Giovanni: ci troviamo al capitolo uno.
Ma prima di iniziare, di cosa si sta parlando quando si parla del Natale di Greccio? Perché è così importante? Ebbene, nelle Fonti francescane viene riportato da Tommaso da Celano un episodio molto singolare e importante della vita di Francesco, avvenuto proprio a Greccio nella notte di Natale del 1223. Era un periodo turbolento nella vita del Santo, durante il quale viveva delle grandi fatiche e incomprensioni con i frati con i frati appartenenti all’ordine da lui stesso fondato. Loro lo ritenevano un uomo troppo semplice per poter rimanere loro ministro generale, e così fu allontanato dalla sua stessa famiglia fino a diventarne quasi un estraneo per alcuni suoi fratelli. In questo clima di tensione, Francesco non cede ai rimorsi e alla frustrazione ma si unisce ancora di più al suo Signore e all’Amore che Egli aveva per lui e per ogni uomo, anche per quei suoi fratelli che gli stavano facendo del male.
Così, in questo travaglio interiore che Francesco si trovava a vivere, la notte a cavallo tra il 24 e il 25 dicembre 1223 fece preparare il primo presepe della storia, per “vedere con gli occhi del corpo” quel Bambino che viene nel mondo. Fece preparare una nuova Betlemme, e sulla mangiatoia allestita per l’occasione fu celebrata l’Eucaristia.
Si dice che molti dei presenti ebbero una visione durante la Messa: Francesco teneva il Bambinello morto in braccio, il quale riprese a respirare e tornò a vivere.
Era il primo presepe della storia. Quella notte di assistette ad un miracolo. Si rese visibile a molti quello che avvenne più di duemila anni fa: il Verbo, che è il Signore Gesù, Parola vivente del Padre, e che prima di venire nel mondo era presso Dio, si fece carne e divenne un Bambino.
A volte pensiamo che il nostro Signore sia un Dio lontano da noi: Lui è lassù nei cieli, e io quaggiù sulla terra, spesso a soffrire anche un po’, ma a Lui in un certo senso questo non interessa perché forse, in fondo, non gli interessa neanche più di tanto di me data la distanza insormontabile che ci separa. Insomma, perché dovrebbe prendersi cura di me, Lui che è Dio e vive beatamente lassù?
Francesco, quella notte, e da lì ogni Natale quando forse un po’ distrattamente prepariamo in presepio, ci racconta tutta un’altra storia.
È la stessa storia che raccontano i Vangeli, ed oggi in particolare il Vangelo di Giovanni al capitolo uno. È la storia di un Dio che si è compromesso con la mia umanità fino a farsi come me. È vero che questo Dio è Dio, e viveva nel Cieli, ed era lontano da me. Ma ad un certo punto, nella storia, ha rotto la distanza che ci separava, ha preso un corpo nel grembo della Vergine Maria, ed è venuto qui sulla terra ad abitare con me.
E che significa questo? Che nulla di me, ora, gli è sconosciuto. Conosce la mia fatica e la mia gioia; la mia paura e il mio coraggio; le mie tenebre e i miei desideri; la mia morte, qualunque essa sia, e la vita che sono in grado di dare al mondo. Lui, che era lassù nei Cieli nella beatitudine, ha deciso di venire qui dove sono io per portarmi lassù dove era Lui. Per darmi la pienezza della Sua Vita. La felicità che non svanisce nemmeno di fronte alle prove più dure.
Francesco si era innamorato di questo Dio qui, che Lui aveva conosciuto ed incontrato (è sì, perché se il Signore è venuto sulla terra e si è fatto uomo, vuol dire anche che posso incontrarlo ed avere una Relazione con Lui come ne abbiamo ad esempio con gli amici… basta chiederglielo), e che non faceva altro che manifestargli l’Amore immeritato e gratuito che aveva per lui. Come può, infatti, un Dio che si scomoda fino a scendere dai Cieli sulla terra per venire ad incontrarmi, desiderare qualcosa che non sia il meglio per me?
Di questo Amore Francesco si è nutrito fino a diventare simile al Signore e in grado di Amare di quello stesso Amore che aveva prima di tutto ricevuto. È questo Amore ricevuto che gli ha permesso, in mezzo alle offese che gli venivano rivolte dai suoi stessi fratelli, di perdonare e di Amare anche chi gli faceva del male. Di diventare Santo. Di morire felice, cantando.
Questa sera, se puoi, prenditi il tempo di leggere il prologo del Vangelo secondo Giovanni, con calma, gustandoti quelle Parole. Lasciati Amare ed Incontrare da Lui che è venuto sulla terra per te.
Emma