Ecco le testimonianze di alcune giovani che lo scorso anno hanno partecipato al percorso “Come un prodigio”.
Sono Amanda, ho 28 anni e sono un’infermiera. C’è da dire che il mio incontro col Signore risale giusto a poco più di un anno fa. Eppure, la scorsa primavera ho concluso il percorso “Come un Prodigio” tenuto dalle suore francesca Angeline a Santa Maria degli Angeli. Grazie proprio a questo percorso in più tappe ho pian piano preso consapevolezza di molte cose. Ma oggi scelgo di raccontare quella, a mio avviso, più importante: il vero significato del mio nome. Amanda viene dal latino e significa “colei che deve essere amata”. Ho sempre pensato che significasse semplicemente essere circondata di persone che mi vogliono bene, ma ad un certo punto e frequentando le varie tappe, si è accesa in me una lampadina, che potrebbe sembrare banale, ma che per me è stata come un neon accecante in una grotta: è il Signore che mi ama. Ho capito che non importa quanto io possa sentirmi sbagliata o possa sbagliare, perché ai suoi occhi non sarò mai sbagliata; posso solo sbagliare ed essere amata ancora, ancora di più. Poi, ho capito qual è la mia vocazione? Diciamo che adesso ho degli strumenti per capirlo; devo ancora capire la forma da darle nel concreto, ma ho la certezza che il mio desiderio è quello di vivere una vita con l’ambizione di amare come Lui ha amato noi.
Amanda
Mi chiamo Benedetta, ho 27 anni e ho sempre fatto fatica ad accertarmi e a volermi bene. Perciò, quando ho saputo del corso “Come un Prodigio” ho sentito che era il momento giusto. Quasi un anno fa, ho deciso di intraprendere questo cammino, per fare un regalo a me e anche ad una persone speciale, perché sentivo che non sarei mai stata in grado di amare e donarmi pienamente se prima non avessi imparato ad amare me stessa. Tutto è incominciato con queste parole: “Hai fatto di me una meraviglia stupenda”. Non posso dire che sia stato indolore, ma tappa dopo tappa, sono riuscita, sotto la guida delle suore francescane Angeline, ad andare a fondo all’origine delle mie zone d’ombra, delle mie insicurezze e ho imparato ad abbassare le mie difese per poter far entrare la luce della Grazia di Dio in quelle ferite permettendogli di guarirle. Perché è solo mettendomi in ascolto della Parola che ho potuto conoscere Dio attraverso di essa e così mi sono (ri)conosciuta come Figlia amata e protetta. Non potrò mai ringraziare abbastanza suor Sara, suor Maria Paola e suor Federica per l’esperienza che mi hanno fatto vivere e tutte le mie compagne di viaggio che mi hanno toccata nel profondo con le loro storie uniche e prodigiose.
Benedetta