Dopo aver vissuto quindici giorni di missione, Emily, Silvia e Daniela ci raccontano parte della loro esperienza.
Ogni ragazzo a turno si raccontava e il desiderio comune era recuperare ciò che la droga ha tolto: la dignità, la famiglia, il lavoro. Mentre ascoltavo le loro storie mi sentivo un’intrusa tra di loro, questi ragazzi raccontavano momenti molto intimi e personali del loro rapporto con la vita e con la droga, le loro paure e i loro desideri più profondi. A fine giro siamo state presentate e i ragazzi ci hanno dato il benvenuto con un forte saluto, un applauso e ci hanno ringraziato di essere là. Loro che si aprono a noi e che ci ringraziano. Ero molto commossa, a fatica ho trattenuto le lacrime. Per questi ragazzi la vita quotidiana è difficile, ogni giorno incontrano molte tentazioni di “andare”, tornare in strada e assumere droga nuovamente. È una lotta continua…
Emily
Durante la nostra visita alle cappelle disseminate in questo reticolo di strade sotto i nostri passi e di fili elettrici che imbrigliano il cielo azzurro, quell’uomo senza nome, rovesciato lungo il marciapiede, dietro un lavamacchine, vedendo un velo bianco che sta passando, si alza e corre verso Suor Gloria. Letteralmente, corre. La scena dura pochi secondi. Prima sento un’espressione di sorpresa di Suor Gloria (non so cosa abbia detto, è stata del tutto spontanea); poi il silenzio, in mezzo a tantissimi rumori; mi colpisce il silenzio di quella scena e mi rimane una foto impressa nella memoria: l’uomo con la testa chinata e Suor Gloria di fronte a lui con una mano sulla sua spalla e l’altra poggiata pesante sulla sua testa. Qualche secondo, una benedizione, poi ciascuno per la propria strada. Non chiede niente quell’uomo. Ringrazia, sorride e se ne va. Signore, Ti ringrazio. L’Argentina è il luogo in cui mi hai fatto incontrare un nuovo volto della Tua tenerezza.
Silvia
La missione è stata per me il tempo di grazia in cui ho compreso meglio e sperimentato la mia capacità d’amare e di donare ciò che ho ricevuto dall’incontro con Gesù. E ad oggi credo fermamente che lì, come nella quotidianità, è possibile “stare” in una qualsiasi realtà ai nostri occhi incomprensibile e che costa fatica al cuore, solo partendo da quell’amore autentico, unica e sola forza; come dice San Paolo nella lettera ai Filippesi: “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4,13). Ed è stato molto, molto bello al saluto di una donna, Maria, che poco prima della partenza chiede: “Ci rivedremo ancora?”, sentir uscire dalle mie labbra inaspettatamente tre paroline: “Si, speriamo presto!”
Daniela
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Santa Maria degli Angeli (Assisi)