Quello che vorrei ricordare con questa Esortazione è soprattutto la chiamata alla santità che il Signore fa a ciascuno di noi, quella chiamata che rivolge anche a te: «Siate santi, perché io sono santo» (Lv 11,44; 1 Pt 1,16). Il Concilio Vaticano II lo ha messo in risalto con forza: «Muniti di salutari mezzi di una tale abbondanza e di una tale grandezza, tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste».
(Papa Francesco, GE 10)
Nicola Perin nasce il 2 febbraio 1998 a Rovigo.
Fin da piccolo, grazie alla testimonianza dei genitori e dei nonni, vive una fede gioiosa e concreta, fatta di piccoli gesti quotidiani e di attenzioni verso il prossimo. Ogni giorno ringrazia il Signore per il dono della famiglia e per il bene che riceve da loro.
Nicola è un bambino allegro, solare, sorridente, dotato di una straordinaria intelligenza, ma anche determinato in ciò che vuole. È curioso, pieno di voglia di vivere e capace di farsi voler bene.
A scuola ottiene sempre ottimi risultati, e le insegnanti e i professori lodano spesso la sua buona educazione e il suo comportamento altruista, in quanto è sempre pronto a dare una mano ai suoi compagni.
L’incontro con Cristo sconvolge la sua vita. Dal giorno della sua Prima Comunione vive un intenso rapporto con Gesù nella preghiera personale e nella partecipazione alla messa domenicale: per Nicola, Gesù diventa un amico, un punto di riferimento. Il sacramento della Cresima, poi, lo unisce più saldamente a Cristo, donandogli una forza speciale per testimoniare la fede.
Nicola è un grande appassionato di pesca (hobby ereditato dal padre e dai nonni) e rugby, sport che inizia a praticare all’età di 6 anni e dove, da ragazzo, fa parte della Monti Junior Rovigo, ricoprendo il ruolo di mediano di mischia indossando la maglia numero 9. Il gioco del rugby ha un ruolo importante nella sua vita poiché gli trasmette alcuni ideali fondamentali che faranno parte per sempre del suo DNA: nobiltà d’animo, lealtà, senso di responsabilità, rispetto dell’avversario, spirito di sacrificio, altruismo, amicizia, impegno, gioco di squadra e coraggio.
Man mano che cresce, Nicola si dimostra sempre rispettoso e disponibile verso tutti, semplice e profondamente umile, attento agli altri, sempre accompagnato dal suo incoraggiante sorriso. A un amico confida: “Non possiamo dare niente di scontato nella vita, tanto meno l’amore. Quando mi alzo al mattino, dopo aver ringraziato il Signore per il dono di un nuovo giorno, gli chiedo di poterlo amare attraverso le persone che metterà sulla mia strada, senza nulla chiedere in cambio”.
Nicola crede fermamente nei valori ereditati dalla sua famiglia, quali la generosità, la fede, la purezza, il sacrificio: è sempre disponibile e accogliente verso il prossimo ed esigente con sé stesso nel perseguire le mete che si prefigge senza tirarsi indietro davanti agli ostacoli. Spesso ama ripetere: “Non conta quanto si dona, ma quanto amore si trasmette nel donare”. La felicità fa da sottofondo a ogni sua giornata, vuole vivere una vita piena di senso.
Il mondo della scuola e dello sport è il suo banco di prova dove, con grande entusiasmo, mette in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti, andando spesso contro corrente. È stimato e apprezzato dai suoi compagni e questo gli permette di evangelizzare senza temere di essere criticato o deriso. Nonostante la sua giovane età, emana un fascino particolare che lo rende autorevole nella parola e nell’azione, facendo rimanere affascinati quanti gli si avvicinano.
Il 9 luglio 2013, all’età di 15 anni, inizia per Nicola una grande prova. Da alcuni giorni si sente più affaticato del solito, quindi si sottopone a diversi accertamenti e la diagnosi non tarda ad arrivare: leucemia. In un istante, la sua vita e quella dei genitori cambia. Nicola piange per giorni e vive momenti di ribellione e sentimenti di abbandono. Nonostante ciò, scrive a un amico: “Mi aspetta un’altra dura battaglia. Un’altra lotta. Un’altra partita da vincere. La vita è anche questo, ma chi supera questi momenti diventerà una persona forte, coraggiosa, che sa che cosa vuol dire soffrire per una giusta causa, che conosce il vero dolore e sa apprezzare i veri tesori della vita come la salute, l’amicizia, avere una famiglia al tuo fianco: io mi sento una di quelle persone. IO NON MOLLO!!!”
Da quel giorno comincia un lungo ricovero all’ospedale di Padova, che diventa, per lui e i suoi genitori, una seconda casa. Nicola affronta la malattia con una fiducia strabiliante nella Divina Provvidenza, sempre sorridente. A volte piange, ma non si ribella, non maledice: pur essendo chiuso in ospedale, è sereno. A sua madre confida: “Lotto ogni giorno per essere una persona serena. Ogni giorno provo a cercare la felicità in ogni cosa che mi è concessa di fare. Dipende da noi trovarla. Chi ci ha dato l’idea che per essere felici dobbiamo per forza avere tutto?”
È in questo momento che Nicola comprende fino in fondo quali sono le cose importanti nella vita: capisce che la vita può essere molto breve e che non va sprecata in cose inutili e senza senso. È lui, dal suo letto d’ospedale, a insegnare agli altri l’amore per la vita e la voglia di non mollare: “È compito di noi ammalati far capire ai sani quanto la vita è meravigliosa e degna di essere vissuta sino alla fine. Vivere e dare la vita è un grande dono”.
Il Vangelo diventa la guida nei mesi difficili della malattia. Nicola si abbandona a Dio, perché sa che il Signore gli è sempre vicino e questo gli permette di non perdere la speranza e di sopportare le avversità della vita. Si lascia amare da Lui che non delude mai anche quando sembra che le cose vadano tutte nel verso contrario; sa che la sua vita è abitata, e con quella Presenza cambia tutto.
Nell’ospedale di Padova continua a studiare, sia grazie agli insegnanti che fanno servizio in reparto, sia tramite Skype dove si tiene in collegamento con i professori di Rovigo; questo gli rende la vita apparentemente normale e la malattia a tratti più leggera.
Per Nicola, l’unica terapia alla malattia è il trapianto di midollo osseo; non si trovano però donatori compatibili e così si decide per suo padre: è lui, il 14 gennaio 2014, a donare a Nicola la vita una seconda volta. Per 50 giorni Nicola non può uscire dall’area trapianti, ma sopporta tutto con serenità e coraggio. Quando poi le cose sembrano andare meglio, ecco che la malattia si ripresenta. A novembre subisce un secondo trapianto di midollo e stavolta la donatrice è sua madre. Rimane nuovamente “segregato” nella sua camera d’ospedale per un mese, ma l’ottimismo e la speranza non lo mollano un istante. Ogni giorno rinnova il suo abbandono alla volontà di Dio: “So che Gesù mi è vicino, mi vuole bene e mi aiuta; faccio e accetto quello che decide lui”. Poco dopo la malattia ritorna, più forte che mai.
Il 4 luglio 2015 Nicola riceve il sacramento dell’Unzione degli Infermi che lo rafforza nella fede e nella lotta contro la malattia. Prega dicendo: “Signore, attraverso la forza del tuo Spirito ti chiedo di guarire la mia anima e se è nella tua volontà anche il corpo”.
Come quando era in salute, anche durante la malattia Nicola non pensa solo a sé stesso; quando prega insieme ai suoi genitori e al suo parroco chiede a Dio aiuto e consolazione per tutti coloro che sono ricoverati in ospedale.
Nicola attraversa tanti momenti dove sperimenta l’oscurità avvolta dal non senso, la “notte del silenzio”, ma non si lascia deprimere perché, nonostante tutto, mantiene viva la speranza di una vita nuova.
L’8 dicembre 2015 viene ricoverato per l’ennesima volta in ospedale: le sue condizioni di salute peggiorano di giorno in giorno. Il 22 dicembre, due giorni prima di morire, come ultimo gesto chiede a suo padre: “Mi aiuti a fare il segno della croce?” Non ha più le forze per compiere quel gesto, ma non vuole darla vinta a quella malattia che gli ha rubato il vigore del fisico ma non la speranza. Sente che il Signore è al suo fianco e questo gli dà consolazione: “Signore, voglio vivere e morire facendoti onore, come un vero figlio”.
Nicola si spegne la Vigilia di Natale del 2015 all’età di 17 anni.
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“Chi si sente già arrivato, già perfetto e non lascia più aperto il proprio cuore alle novità, vivrà un’esistenza neutra, senza colori, piatta, senza entusiasmo.”
“Sono sicuro che ciascuno di noi ha un talento, un’opportunità per dare senso alla propria vita. Bisogna guardarsi dentro e scoprire quello che a ognuno è stato dato in dono. Il tesoro è dentro di noi, non dobbiamo andare lontano per trovarlo.”
“La santità è amare la volontà di Dio. Non c’è niente di più facile e alla portata di tutti.”
“Ho sempre immaginato di diventare grande, che un giorno avrei avuto le rughe e i miei capelli sarebbero diventati bianchi. Ho sognato di fare una famiglia. La vita è così. Fragile, preziosa e imprevedibile. Ogni giorno che passa non è un nostro diritto, ma un dono che ci viene dato. Amo la mia vita, sono felice e in debito coi miei cari. Non so quanto tempo devo vivere, quindi non voglio perdere tempo a essere triste.”
(testi tratti dal libro Il mediano di Dio. Nicola e la sua inguaribile voglia di vivere)
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Guarda la testimonianza dei genitori di Nicola.