Caro giovane, ci siamo lasciati all’inizio della Quaresima e ora siamo nella luce del giorno di Pasqua!
Ricordi la proposta della scorsa volta?
Scegli un tempo nella tua giornata per rileggere il passo dell’Esodo in cui Dio rivela il suo nome. E ripetere, sussurrandole e custodendole, le parole “Tu, Dio, sei misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”.
Dopo aver fatto risuonare nelle nostre giornate il Nome di Dio, in questo mese torniamo al tuo nome che, come hai letto le volte scorse, è un nome depositario di una Promessa grande, gigante, una Promessa di Vita piena, di Gioia abbondante. Proprio il tuo nome! Tu mi dirai: è facile pensare e credere questo quando la vita ti va “a gonfie vele”… per citare un cantautore emiliano… Ma sicuramente non ti viene spontaneo pensarlo quando la vita si fa più dura.
Chissà com’è stata la tua Quaresima: forse un tempo come tutti gli altri, senza troppe differenze; o invece un tempo di grande grazia; probabilmente un tempo particolarmente difficile a causa della situazione che stiamo vivendo, forse qualcuno è ammalato di Covid, oppure hai perso un amico o un parente… è in queste circostanze che la fiducia nei confronti della vita vacilla, addirittura può svanire.
E ci troviamo nella stessa situazione di quegli uomini e di quelle donne di Galilea che, circa 2.000 anni fa, sono stati stravolti dal dolore per la perdita del loro caro Signore e Maestro, nel quale avevano posto ogni fiducia. La sua morte aveva fatto scendere il buio nel loro cuore. E tra loro c’era una donna, chiamata Maria di Màgdala. Lei aveva assistito alla crocifissione di Gesù, l’aveva visto morire e, molto probabilmente, aveva visto mettere la pietra davanti al sepolcro per chiuderlo. Tutto era finito, ai suoi occhi. Vedi come forse la sua situazione è simile alla tua?
Eppure, due giorni dopo, all’alba, tornando a quel medesimo sepolcro, cosa vede? La pietra è stata tolta! Lei ancora non ha il coraggio di entrare nel sepolcro, ma solo si china e, proprio dove era stato posto il corpo di Gesù, vede due angeli in bianche vesti che le fanno una domanda: “Donna, perché piangi?”. A Maria non basta vedere degli angeli al posto del corpo di Gesù per poter riprendere a sperare, a credere. No. Lei è ancora tutta dentro al suo dolore, tutta immersa lì, nell’assenza di quella persona cara che se n’è andata. Quante volte parole che avrebbero dovuto consolarci ci hanno invece fatto sentire ancora più soli …
E, mentre continua a piangere, un’altra voce raggiunge i suoi orecchi: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” e poi il suo cuore: “Maria!”. E solo ora lei lo riconosce: “Rabbunì!” – che significa “Maestro!”.
Scrive Paolo Curtaz [1]:
No, lo sapete bene, ovvio, non è stato il tono della voce, non diciamo idiozie.
È il nome, amici, il nome.
In Israele il nome non è usato per indicare l’identità, non è un affare di scelta dei genitori rispetto alla moda del momento. Il nome, qualunque nome, indica la conoscenza profonda dell’oggetto nominato. Perciò Adamo dà il nome a tutte le creature, su invito di Dio, perché le conosce, le possiede (cfr. Gn 2,19-20); perciò Dio dà il nome ad Adamo, e questi a Eva (cfr. Gn 17, 5.15).
Maria viene raggiunta dal Signore proprio lì nel suo dolore, nella sua fatica a credere e sperare ancora, e viene risvegliata alla vita, alla speranza, alla fiducia solo nel momento in cui viene chiamata per nome da Gesù.
Caro giovane, in questo tempo di Pasqua apri il tuo cuore alla voce del Risorto e dagli il permesso, la possibilità di chiamarti per nome, a Lui, al Dio che ha vinto la morte e ridona la Vita e la speranza a chi l’ha perduta.
Ecco la proposta per te: leggi e rileggi il racconto dell’incontro tra il Risorto e Maria di Magdala, e fai un gioco di ruolo: mettiti tu al posto di lei e al versetto 16 sulla bocca di Gesù metti il tuo nome.
Sarai risvegliato alla Vita!
Buona Pasqua a te! Buon passaggio dalla morte alla Vita!
Gv 20,11-18
11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. 16Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!”. 17Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro””. 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto.
[1] Paolo Curtaz, Convertirsi alla gioia, San Paolo, 2015, pag.49.