Ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo.
(Papa Francesco, GE 33)
Gianluca Firetti nasce l’8 settembre 1994 a Sospiro (CR).
Conosciuto da tutti come Gian, è un ragazzo come tanti altri, che conduce una vita normale come tanti: ama il calcio, un po’ meno la scuola.
Nel settembre 2012, a 18 anni, durante una partita di calcio, Gianluca avverte un dolore al ginocchio destro. Seguono vari accertamenti, poi a dicembre la diagnosi: osteosarcoma. Federico, suo fratello, ricorda così quel momento: “La normalità di Gian c’è stata anche nel momento della scoperta della malattia. […] La reazione è stata naturale. […] Gian piangeva e si sfogava. […]”.
Così, da un momento all’altro, tutto, nella vita di Gianluca, cambia.
Grazie all’amica Valentina, conosce don Marco D’Agostino, con il quale instaura un intenso rapporto di fede e amicizia: Gianluca gli apre il suo cuore, confidandogli i suoi dubbi e le sue domande sulla vita dopo la morte, ma anche sorprendendolo per il modo con cui affronta la malattia.
Gianluca non si ribella alla malattia, ma l’accoglie e l’accetta, sale sulla croce di Cristo, si affida al Signore e alla Vergine. La fede accompagna Gianluca in questo percorso di dolore, un dolore mitigato dalla speranza e dalla consapevolezza serena di quanto gli sta accadendo.
Nonostante la sua situazione, Gianluca pensa più agli altri che a se stesso: ha sempre parole di incoraggiamento per i suoi amici, che fanno la fila per andare a trovarlo, trasmette serenità a chi lo incontra, diventando un segno di risurrezione per tanti. Gianluca è un Vangelo vivente.
Ricorda Federico: “Gian accoglieva i suoi amici dimenticando se stesso. Si preparava a questo incontro. Anch’io, con mio fratello, ho riscoperto la quotidianità delle piccole cose, come stare insieme sul divano a guardarsi insieme un DVD, come l’ultima sera dell’anno perché non poteva muoversi. […] Perché credo siano le piccole cose che contano nella vita. E Gian ce l’ha insegnato. A me e alla mia famiglia”.
Attorno a Gianluca si forma un folto gruppo di amici, vecchi e nuovi, che pregano con lui e per lui, accompagnandolo nella sua lotta contro il tumore.
Ricorda Federico: “Gian […] da quando si è ammalato ha saputo intraprendere con coraggio questo duro e difficile cammino, grazie all’amore della sua famiglia, degli amici, sacerdoti, medici, infermieri, volontari. Si è lasciato voler bene da tante persone. […] la malattia ci ha unito di più. Gian era un ragazzo innamorato della vita. Era un ragazzo normale. Gli impegni li portava a termine. […] La normalità e la semplicità sono stati la sua caratteristica più vera. Questa è stata la sua forza”. Una forza che dà forza agli altri.
Anche se la malattia avanza a grandi passi e il dolore diventa sempre più acuto, Gian è sereno. Continua a lottare, supportato da familiari e amici.
Negli ultimi mesi le sue condizioni peggiorano. Tuttavia, giorno dopo giorno, cresce in lui il desiderio di vivere, pur consapevole che prima o poi sarebbe morto: “Don, sto morendo. Che cosa mi attende? Quale sarà la mia ricompensa? Gesù mi sta aspettando?”.
Una sera, Gianluca rivela a suo fratello: “In fondo noi siamo fatti per il Cielo. Per sempre. Per l’eternità”.
Il dialogo con Gesù si intensifica. Gianluca si sente amato e sostenuto da Dio; nei momenti di maggior fatica e sofferenza si rivolge al Lui non per chiedergli di guarire, ma per chiedergli di aiutarlo a portare la croce: “Se puoi, smezzami la croce. Spaccala a metà, perché per me è troppo pesante”.
Il 24 gennaio 2015 Gianluca chiede di essere ricoverato all’Hospice. Sa che la fine è vicina, ma stringe i denti e continua a lottare, sapendo di non essere solo: molti, infatti, lo sostengono con l’amicizia e le preghiere.
Piagato e sofferente, ha tempo di incontrare e ascoltare le persone che si alternano nella sua stanza, che da luogo di dolore e di morte diventa luogo di incontro e di preghiera.
Sfinito e immobile, Gianluca fatica a mangiare e a respirare, ma non si perde d’animo: dal suo letto è per tutti fonte di energia e di luce. Seppur con un filo di voce, a ciascuno dei suoi amici ripete: “Mi raccomando, non sprecare la vita, fa il bravo, studia perché io farei cambio e studierei 500 pagine piuttosto di soffrire”.
Tante persone si raccolgono “sotto la croce” per esserci, per non lasciare il loro amico da solo. E lui sorride, ringrazia. C’è per tutti: una parola buona, uno sguardo intenso, un sorriso contagioso. Gianluca vive consapevolmente ogni momento, fino alla fine.
Gianluca muore il 30 Gennaio 2015, all’età di 20 anni.
Ricorda l’amica Valentina: “Gian è stato veramente un giovane speciale. Un credente. Più la malattia lo mangiava, più la sua anima splendeva”.
Ricorda don Marco: “Gianluca è stato un giovane entusiasta, appassionato e amante della vita. L’ha vissuta minuto per minuto. Per me è stato un figlio, un fratello, un amico”.
(testi tratti dal libro Gianluca Firetti. Santo della porta accanto)
———————————
Guarda la testimonianza di don Marco D’Agostino sulla storia di Gianluca.