Il primo personaggio a parlarci di speranza è il profeta Isaia, il cui libro è presente nell’Antico Testamento e si può suddividere in tre parti, corrispondenti a diversi momenti della storia del popolo d’Israele: l’allontanamento del popolo dalla sua fede in Dio; il periodo del lungo esilio in Babilonia; il ritorno a Gerusalemme e la ricostruzione del tempio.
Soffermiamoci su un brano del capitolo 52 del libro di Isaia. L’invito che qui viene rivolto a Gerusalemme è a svegliarsi, a scuotersi di dosso polvere e catene e indossare le vesti più belle. Perché? Perché il Signore è venuto a liberare il suo popolo!
L’esilio in Babilonia è finalmente terminato e ora, il piccolo resto del popolo può finalmente tornare a proclamare le meraviglie compiute da Dio.
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
[…]
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio(Is 52,7.9-10)
In altre parole, l’annuncio che risuona è la fine della solitudine dell’uomo e la certezza che la sua vita è guidata e custodita da Dio Padre.
Ma se volessimo andare ancora più in profondità, potremmo dire che la speranza è la certezza di essere amati e custoditi anche (e soprattutto) in una situazione di solitudine, di fatica, di sofferenza, di incertezza. Il male non ha e non avrà mai l’ultima parola:
La disperazione è vinta perché Dio è tra noi.
papa Francesco
Come è possibile tutto questo? Come riuscire a far entrare la speranza nelle pieghe del nostro quotidiano? …proprio lì dove ci sembra che non ci siano vie d’uscita?
Per poter rispondere a questi interrogativi dovremmo recuperare il significato più profondo della speranza:
Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace; Dio ha “snudato il suo braccio” e viene a portare libertà e consolazione.
papa Francesco
Cosa dice allora a noi oggi il profeta Isaia? …che anche noi dobbiamo forse risvegliarci da quel torpore che abita le nostre vite e le nostre relazioni; che siamo chiamati a non lasciarci contagiare dallo scoraggiamento per le cose che non vanno o per un futuro incerto, perché la storia (ogni storia, personale e dell’umanità) appartiene a un Dio, che è Padre buono e tenero.
Il profeta Isaia ci ricorda che se anche dovessimo toccare le profondità del peccato, Dio non ha paura di venirci a riprendere, per ridonarci vita in pienezza!
Allora davvero potremo diventare uomini e donne di speranza, capace di portare luce e speranza in questo mondo, nelle nostre realtà, nelle nostre relazioni, nella nostra vita.
[…] dobbiamo anche noi correre come il messaggero sui monti, perché il mondo non può aspettare, l’umanità ha fame e sete di giustizia, di verità, di pace.
papa Francesco
Ci lasciamo oggi con una testimonianza di una giovane di 28 anni, che nella sua vita ha imparato a custodire una speranza forte, radicata in Dio, capace di trovare spazi di pace, di libertà, di amore immenso per la vita proprio quando tutto intorno a lei sembrava dire il contrario.
Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore […] Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.
Etty Hillesum