Testimonianze

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? […] Voi siete la luce del mondo; non […] si accende una lampada per metterla sotto il moggio” (Mt 5, 13-14)

Vogliamo raccogliere qui le nostre testimonianze per dire, a chiunque le leggerà, la bellezza della vita e l’amore di Dio verso ciascuno di noi sperimentato nella quotidianità e nelle esperienze di fede.


Dio sa quello che fa

Gennaio 2012. Arrivo ad Assisi per seguire il corso vocazionale tenuto dai frati del SOG. Ero alla ricerca di un’esperienza che mi permettesse di approfondire il mio rapporto con Dio in un periodo in cui erano pochi i momenti del mio quotidiano in cui riuscivo nutrire e approfondire la mia fede. Avevo sempre coltivato la mia relazione con Dio fin da quando ero piccola, prima in famiglia e poi negli scout, ma giunta all’università e lasciato il percorso nello scoutismo sentivo il bisogno di imparare a vivere la mia fede in un nuovo quotidiano.

L’esperienza del corso vocazionale fu per me un dono inaspettato. La modalità delle catechesi, così profondamente radicate nella Parola e al tempo stesso così attuali e concrete per la mia vita, mi affascinarono e toccarono il mio cuore. Il carisma di san Francesco acquisì ai miei occhi una luce nuova: se prima per me era il santo della povertà e dell’amore per la natura, ora cominciavo a comprendere gli aspetti meno conosciuti e più preziosi della sua esperienza di fede.

Fu così che decisi di tornare regolarmente ad Assisi per altri corsi e per alcuni colloqui con un frate francescano. Un’amica mi consigliò di farmi ospitare dalle suore Francescane Angeline e fu così che entrai per la prima volta, a marzo 2012, in casa Laudato Sii. L’accoglienza e la gentilezza delle suore mi colpirono e mi fecero sentire subito accolta. Ricordo con gioia i momenti di servizio dopo i pasti ad aiutare nel lavaggio e nell’asciugatura dei piatti: per me era davvero come sentirmi a casa.

Ad agosto 2012 ho l’occasione, grazie a un progetto dell’università, di passare un mese a Gerusalemme come volontaria presso la biblioteca della Custodia di Terra Santa. Ero già stata due volte in Terra Santa come pellegrina: quei luoghi mi erano talmente entrati nel cuore che mi ero ripromessa di tornarci alla prima occasione che mi si fosse presentata. Detto e fatto. Quelle 5 settimane passate a Gerusalemme furono per me un dono: conobbi lì altri ragazzi italiani che svolgevano servizio civile o lavoravano per i frati francescani. Insieme a loro visitammo tutto Israele (da nord a sud) e creammo un bellissimo gruppo. Tra di loro c’era anche Alessandro, un ragazzo che aveva frequentato con me la laurea magistrale e che stava svolgendo a Gerusalemme un anno di servizio civile legato allo stesso progetto per cui mi trovavo anche io lì. Lavorare e vivere insieme ci permise di conoscerci meglio e, una settimana prima che io partissi, decidemmo di metterci insieme.

Portare avanti una relazione a distanza, soprattutto se si è all’inizio, può non essere semplice. Oggi, guardando indietro a quel periodo, penso che Dio abbia guidato i desideri del nostro cuore, aiutandoci a compiere delle scelte che ci hanno permesso di continuare a camminare insieme come coppia. Innanzitutto, il mio desiderio di tornare a Gerusalemme per un periodo più lungo, affascinata dal progetto legato alla biblioteca, ci permise di vivere un altro periodo vicini prima della fine del servizio civile di Alessandro. Ci siamo poi sempre impegnati a non far passare troppo tempo senza vederci dal vivo e, una volta finito anche il mio periodo a Gerusalemme, decisi di candidarmi per un progetto di servizio civile a Milano, dove Alessandro viveva.

La mia storia con Dio era molto diversa da quella di Alessandro. Ma questa differenza per noi è sempre stata una ricchezza. Lo sguardo di Alessandro su Dio e sulla relazione con Lui è stato per me occasione di crescita e ha reso la mia fede più vera e meno ideologica. Insieme siamo stati ad Assisi e abbiamo frequentato varie esperienze con le suore Francescane Angeline. Per me era un modo di coltivare la mia relazione con Dio: mi piace il loro modo di fare catechesi, sempre radicato nella Parola o nell’insegnamento della Chiesa, la loro gioiosa accoglienza, il loro farsi sorelle e condividere le gioie e le difficoltà come compagne di cammino, la loro capacità di ascolto, senza giudizio.

Nell’estate del 2016 viene chiesto a me e ad Alessandro di diventare referenti per i Giovani Amici di Madre Chiara. Riflettendo sulla modalità migliore per tenere uniti tanti giovani provenienti da ogni parte di Italia, nasce l’idea di creare questo blog, un luogo in cui conoscere e approfondire il carisma angelino e condividere il proprio cammino di fede.

Nel frattempo, il cammino di coppia mio e di Alessandro continua e nel 2017 decidiamo di sposarci! Riflettendo sul luogo in cui dirci reciprocamente il nostro sì davanti a Dio, la decisione sorge spontanea e così, il 14 aprile 2018, ci sposiamo nella cappella della casa Laudato Sii delle suore Francescane Angeline a Santa Maria degli Angeli. Di quel giorno conservo il ricordo di una gioia immensa accompagnata da un gran senso di serenità: è questa la mia vocazione.

Anche dopo esserci sposati, il nostro cammino con le suore Francescane Angeline non si è interrotto, anzi si è fatto più solido e non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle proposte che ci sono state fatte. Per me questo significa principalmente curare la rubrica dedicata alla Spiritualità di Madre Chiara. Questo servizio mi ha permesso di approfondire la sua conoscenza: un altro dono. Leggendo i suoi scritti e le testimonianze che si hanno di lei, sono rimasta affascinata dalla figura di una donna capace di un abbandono fiducioso alla volontà di Dio e al tempo stesso attenta alle necessità delle sue figlie e delle persone a lei affidate, profondamente concreta nelle sue scelte, umile e gioiosa.

Forse il cammino non è stato chiaro fin dall’inizio, ma sono convinta che Dio mi ha sempre condotta su questa strada, facendomi il dono di conoscere e sentire anche un po’ mio il carisma di Madre Chiara Ricci.

Emilia

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi

A volte noi ce lo chiediamo: ma è proprio vero? Tra 15 giorni ci sposiamo? Adesso cerchiamo di raccontarvi come le vie del Signore possano essere inaspettate, imprevedibili e meravigliose.

Lamberto e GiuliaSono Lamberto, ho 34 anni e sono docente e ricercatore di economia, nato e cresciuto nella splendida culla del Rinascimento, Firenze. Da ventenne sono stato il classico ragazzo di città, interessato al divertimento, alle comodità, al benessere e agli amici, senza mai trascurare una delle mie grandi passioni: lo studio. Dopo una serie di “fallimenti” sia relazionali che sentimentali, ho deciso di provare a dare una svolta alla mia vita, facendo quella che all’epoca mi sembrava letteralmente una follia: a Capodanno 2017, invece che divertirmi come tutti gli altri miei amici, partecipai al corso SOG “Vocazionale” ad Assisi. Fu proprio come mi promisero i frati francescani: quel corso segnò un ribaltamento nella mia vita, delineando un “prima” e un “dopo” corso Vocazionale nella mia crescita, sia come persona che come credente. Non solo perché ho avuto la possibilità di conoscere dei ragazzi meravigliosi, semplici e pieni di gioia, da tutta Italia, ma anche perché mi colpì molto la capacità dei frati e delle suore francescane di coinvolgere e appassionare centinaia di giovani al Vangelo, accompagnandoli nel discernimento vocazionale, il tutto con canti, balli e risate. Il mio desiderio più grande durante il corso era capire perché continuavo a sbagliare, a rimanere fermo nella mia vita, a non trovare la mia anima gemella? Cercai di bussare alla porta del Signore più volte, finalmente in silenzio, in ascolto, abbandonato alla Sua volontà.

Sono Giulia, ho 30 anni e sono Neuro psicomotricista in uno studio del mio paese. Sono cresciuta in oratorio dove ho avuto la possibilità di fare molte esperienze di condivisione, servizio e ascolto. Stavo con Dio e con i fratelli, ma non avevo ancora incontrato il Signore. Insoddisfatta della mia vita e delle relazioni di quel periodo decido di fidarmi di un’amica e partii per Assisi alla ricerca delle risposte alle domande che mi portavo nel cuore. Lì ho conosciuto prima i frati e poi le suore angeline: sono stata folgorata dalla luce, dalla gioia, dalla loro passione e da quel momento non li ho più lasciati.

Ed eccoci qui, nel dicembre 2017 entrambi al corso Vocazionale ad Assisi, lì è nata la nostra conoscenza: nonostante le distanze (da Firenze a Ispra sono circa 400km!), ci siamo messi in cammino con determinazione nel capire e trovare la strada che il Signore aveva pensato per ciascuno.  
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”: solo dopo abbiamo compreso che il Signore ci aveva chiamati, condotti, prima ancora che ce ne rendessimo conto e ci fossimo scelti. Il percorso di fidanzamento tra distanze e, diciamocelo, una “certa età” (!!!), è stato bellissimo ma non sono mancate le fatiche. Abbiamo sperimentato però come il nostro Dio costantemente ci confermasse nella nostra scelta. In diversi momenti l’affidarsi e il riconsegnarci a Lui sono stati fondamentali per superare le situazioni di difficoltà.

Abbiamo conosciuto le suore Angeline grazie all’incontro tra Giulia e Suor Sara al corso “Zero” ad Assisi. Da lì è iniziato l’accompagnamento. Nel 2019 abbiamo partecipato come coppia al campo servizio “Marta e Maria” a Roma: un’esperienza molto forte e bella di incontro con i ragazzi scatenati di Villa Chiara e gli adulti speciali di Villa Letizia. È stata per noi una delle prime occasioni per sperimentarci come coppia a servizio degli altri, rendendoci conto del bene che possiamo donare – e soprattutto ricevere – oltre che lo strumento d’amore che diventiamo quando assieme doniamo il nostro tempo e le nostre forze, a differenza della logica mondana che sempre più ci imbroglia facendoci prioritizzare noi stessi e il nostro io.

Successivamente, sempre Suor Sara ci ha proposto per l’estate 2021 di partecipare al campo servizio “Tutti in campo” a Roma, nella casa delle sorelle angeline, campo aperto a fidanzati, giovani coppie di sposi, famiglie e giovani. Ancor di più della volta precedente, i 6 giorni di esperienza sono stati unici nella loro semplicità: fraternità, gioco, servizio, incontri, ascolto della parola e testimonianze hanno reso il campo non solo una bella esperienza, ma soprattutto un vivere a pieno le nostre giornate sentendoci accompagnati, accolti e amati. Questi giorni ci hanno donato la possibilità di “gustare” la fraternità incontrando altre coppie, famiglie e giovani in cammino come noi, vivendo anche momenti di ascolto della parola e di riflessione personale, oltre che giochi e tanto divertimento. È stata un’ulteriore conferma di come insieme diventiamo strumento d’amore per gli altri, sempre meno incentrati su noi stessi e sempre più rivolti ai fratelli: è questo che ci dà la vera gioia. Sperimentandoci e sapendoci amati attraverso i fratelli e con i fratelli ci siamo sentiti parte di una grande famiglia.

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv15, 16): questi giorni ci hanno fatto comprendere sempre di più la nostra missione, il nostro portare frutto, che si realizza solamente nel donarsi, nel ridonare agli altri le meraviglie che abbiamo ricevuto, dando la vita uno per l’altro e per i fratelli. Questo è possibile solamente perché ci siamo sentiti e ci sentiamo amati, accolti e accompagnati da Dio e dai fratelli. Rendiamo grazie a Lui e tutti gli amici che abbiamo incontrato a Roma e sul nostro cammino in questi anni perché sono stati luce, guida e presenza viva.

Allora è proprio vero: il 15 settembre diremo il nostro Sì.

Lamberto e Giulia

Le Sue vie non sono le mie vie

La prima volta che sono entrata in casa Laudato sii era il 3 gennaio 2018. Per me era un modo un po’ per mettere alla prova Dio visto che Lui mi aveva condotta fin lì. Vi spiego il perché ma prima di tutto mi presento.

Mi chiamo Francesca, ho 27 anni e sono originaria di Olevano sul Tusciano, un paesino della provincia di Salerno. Da due anni mi sono trasferita a Firenze per lavoro, sono un’insegnante di Religione Cattolica.

Nella mia vita tutto avrei immaginato tranne di diventare un’insegnante. Infatti, finita la scuola superiore mi ero iscritta alla facoltà di ingegneria gestionale. Quello che io desideravo, in realtà, non era davvero quello che il mio cuore desiderava ma era tutto frutto della mia mente, che si era convinta che quella fosse la scelta giusta per me.

Quell’anno di ingegneria non è stato come proprio io l’avevo immaginato: nella mia testa io pensavo “seguo i corsi, sostengo gli esami e supero l’anno brillantemente”. Il problema è nato proprio quando dovevo sostenere gli esami perché ogni volta che mi presentavo era come se fossi paralizzata, non riuscivo a parlare, nonostante io avessi studiato. Questo ha generato in me una crisi profonda, una crisi che ha messo in discussione la mia persona in quanto perfezionista e maniaca del controllo. Hanno iniziato a sorgere in me le domande esistenziali: “Che senso ha la mia vita?”, “Qual è il senso del mio futuro?”. Domande che avevano bisogno di risposte che da sola non riuscivo a trovare. Intanto un anno accademico termina ed io ero sempre più in crisi, non sapevo cosa fare della mia vita. Ad inizio agosto mia madre mi propone di iscrivermi alla facoltà di Scienze Religiose, una facoltà a me sconosciuta e infatti subito dico no. Per me era assurdo iniziare degli studi umanistici avendo un diploma di ragioneria. Tuttavia, inizio a prendere informazioni e, con tanto timore, decido di iscrivermi. Principalmente mi sono iscritta perché andavo alla ricerca di risposte nella mia vita: ma i corsi e lo studio non mi offrono risposte che mi soddisfano pienamente e, finalmente, decido di chiedere aiuto al parroco della mia parrocchia, con il quale inizio un cammino. Da sempre lui mi parlava delle Suore Francescane Angeline. La loro pastorale giovanile più vicina era quella di Assisi ma io non avevo mai il coraggio di mettermi in movimento, di uscire dalla mia “comfort zone”.

Un sabato pomeriggio, durante il ritiro di Avvento in parrocchia, mi arriva un messaggio su Facebook delle Suore Francescane Angeline che mi invitano ad un corso dal 2-5 gennaio 2018. “Dio sa quello che fa” direbbe Madre Chiara, ed è proprio così: in quei giorni, infatti, io sarei stata ad Assisi con gli adolescenti della mia parrocchia. Allora, invogliata dal mio parroco mi metto in contatto con loro e il 3 gennaio 2019 entro per la prima volta in casa Laudato sii. In me erano presenti un mix di pensieri ed emozioni contrastanti. Quello che subito mi ha meravigliato è stata l’accoglienza e la semplicità. Dopo una chiacchierata con suor Sara, scelgo di iniziare un cammino con loro.

Un cammino che mi fa comprendere e sperimentare l’essere figlia amata da un Dio che è Padre e sempre mi dice: “Non temere, perché io sono con te” (Is 41,10). Un cammino di conoscenza di Dio e di me stessa. Un cammino che mi fa mettere al centro Dio e non il mio io. Un cammino che mi fa sperimentare la fedeltà di Dio. Un cammino che cerca di sradicare, anche se con fatica, quelle resistenze che abitano il mio cuore. Un cammino che mi fa svolgere il mio lavoro come una missione. E potrei continuare ad elencare le meraviglie che questo cammino mi sta facendo sperimentare.

Oggi, facendo memoria del cammino compiuto fin qui non posso che ringraziare Dio e chi mi è accanto in questo percorso. La strada è ancora lunga ma sono certa che Dio ha per me progetti meravigliosi.

In quanto mi sento parte di una grande famiglia, insieme ad altre ragazze e ad alcune suore Angeline, curo questo blog. In particolare, mi occupo dell’area testimonianza, dove provo a dare voce ai giovani che hanno incontro e sperimentato l’amore di Dio e scelgono di annunciarlo agli altri; inoltre faccio parte con Chiara dell’equipe di Pastorale Giovanile e Vocazionale delle Suore Francescane Angeline dell’Italia.

A te giovane, auguro di poter accogliere nella tua vita un Dio che è Padre e ricorda: questa via che stai percorrendo non sei solo/a a percorrerla ma hai un Dio che cammina accanto a te e desidera la tua felicità.

Francesca

Fidati! Dio sogna con te e per te

Mi chiamo Daniela, ho 24 anni e vivo a Mercato San Severino in provincia di Salerno. La mia passione più grande è il canto, ho cominciato a cantare per gioco a 5 anni nel coro della mia parrocchia e poi crescendo non ho fatto altro che assecondare questo dono che il Signore nella sua infinita bontà ha voluto farmi. Ho studiato in conservatorio e da quasi un anno sono laureata in Canto lirico.

Provo a condividere con te due esperienze che mi legano alle Suore Francescane Angeline. Scrivendoti mi emoziono a pensare che in entrambe le esperienze il buon Dio ha voluto guidare il mio cuore a riflettere sui desideri, sui sogni che mi abitavano.

Sono arrivata a casa Laudato Sii il 2 gennaio 2019: la pastorale giovanile della mia diocesi aveva organizzato come ogni anno gli esercizi spirituali per tutti i giovani e decisi di partecipare. Il titolo che avevano dato era “Scruta i tuoi sogni”.

Era un momento molto delicato della mia vita, era terminata da poco una relazione importante con un ragazzo e nella mia testa c’erano tante domande, cercavo risposte ai miei “perché?” e soprattutto cercavo pace.

Non ero mai stata ad Assisi però mi sembrava il luogo ideale e anche il tempo favorevole per fermarmi e dare la parola a Dio.

Furono tre giorni molto intensi. A guidarci negli esercizi c’erano due suore, Suor Graziella e Suor Federica, e la prima cosa che mi colpì di loro era la concretezza. Sin da piccola mi è sempre piaciuto osservare, per capire, e davvero più le guardavo, più ascoltavo le loro parole, più vedevo qualcosa che ai miei occhi era meraviglioso: una vita che parlava di vangelo, cioè non solo parole percepivo un vangelo vivo. Ci parlarono in quei giorni di Francesco, del suo grande sogno di diventare un cavaliere e come fosse ieri ricordo queste parole: “Francesco non c’aveva capito niente ma si è fidato”.

Quanto era difficile in quel momento fidarmi: non ero abituata a perdere il controllo dei miei sogni e tra questi c’era il sogno di condividere la mia vita con quel ragazzo. Quelle parole furono determinanti nel mio cuore e in un colloquio fu proprio chiara questa mia mancanza di fede.

Tornai a casa non con delle risposte ma con una parola che una delle suore mi consegnò: “Fidati”. Lei non lo sapeva ma ai miei occhi, ai miei orecchi, si rese visibile la bellezza di un Dio che mi parlava attraverso la sua persona. Da allora diverse sono state le esperienze con le suore Francescane Angeline; in particolare ho cominciato un cammino di accompagnamento spirituale, nulla di più prezioso per la mia vita.

L’altra esperienza che vorrei condividere è più recente: “Il Sogno di un cavalieRE” dal 28 al 30 Maggio 2021. Ancora una volta mi sono trovata dinanzi all’esperienza che Francesco fa di Dio partendo dai suoi sogni, di come si è lasciato spingere sempre più in là dal desiderio che gli abitava dentro. Anche questa volta sono arrivata con tante domande sul mio sogno… io sogno di diventare una cantante, mi sono laureata in piena pandemia che non è stato e non è un tempo favorevole per la musica, quindi tante domande, anche delusioni, tanta incertezza…

Ma voglio condividere con voi una frase che mi ha particolarmente colpito e mi ha parlato: “Il mare canta solo quando incontra il suo limite” … i sogni grandi come quello che ho nel cuore, come quello che Francesco aveva e come quello che tu sicuramente hai ci spingono sempre oltre il nostro limite se sono veri, se si fermano al primo ostacolo non sono autentici. Il Sogno di Francesco realizzato nella sua vocazione di CavalieRE è il segno visibile di un’opera a 4 mani, non so se avete presente quando due pianoforti suonano insieme, se a suonare fosse uno solo non se ne capirebbe il senso ma quando sono insieme tutto è completo, tutto è magnifico. Quando lascio e lasciamo che a suonare la melodia della nostra vita non sono, non siamo, solo noi – lasciando a Dio l’accompagnamento – tutto trova un senso. Questa mia piccola testimonianza per dirti “Fidati! Dio ti ama e sogna con te e per te da sempre”.

Tutto inizia se lo vuoi

Sono Silvia, una giovane di 23 anni, vivo a Nova Milanese in provincia di Monza e della Brianza e mi sono da poco, anzi pochissimo, laureata in Scienze dell’Educazione a Milano. Oltre allo studio, sono educatrice degli adolescenti nel mio oratorio e sono una volontaria ABIO (Associazione per il Bambino in Ospedale). Mi piace molto viaggiare e ascoltare musica.

Attraverso queste poche righe vorrei raccontarvi come ho conosciuto le Suore Francescane Angeline e l’affetto e la cura che ho incontrato in loro. Ho scelto di condividere due tra i diversi momenti che porto nel cuore della mia esperienza di cammino con le Angeline. Conoscerle è stata per me una bella sorpresa, una novità inattesa. Sin da subito ho incontrato in loro delle madri, delle sorelle e delle compagne di cammino che silenziosamente e con tanta cura si sono messe al mio fianco e per questo sono loro molto grata.

 

26-31 dicembre 2017. Corso Vocazionale. Santa Maria degli Angeli.

È così che ho conosciuto le Suore Francescane Angeline, un incontro inaspettato: durante il corso vocazionale non alloggiavo in convento dalle suore ma dormivo alla Domus Pacis, ma C. e S., due giovani conosciute tra una catechesi e l’altra, invece stavano dalle suore. Sono state proprio loro a invitarmi a Casa Laudato Sii durante una pausa pranzo per bere un caffè insieme e lì incontrai per la prima volta le suore e in particolare suor Sara. Ricordo che delle suore subito mi colpì il loro luminoso sorriso, la loro accoglienza così semplice eppure toccante, la loro gioia contagiosa!

Dalla condivisione di quel semplice e ordinario momento è lentamente e gradualmente iniziata una sempre più profonda condivisione e accompagnamento spirituale in particolare con suor Sara. Se ripenso al cammino fatto, tanti sono stati i no che ho detto alle diverse proposte che mi sono state fatte dopo il corso vocazionale – per questo dico che è stato un cammino lento e graduale – e oggi riconosco che attraverso quei no ho sperimentato una grande libertà che mi era donata e che era rispettata senza che io fossi giudicata.

20-26 agosto 2018. Santa Maria degli Angeli.

Questa per me è stata la seconda volta che incontravo le suore: con un’amica E. avevamo scelto di trascorrere una settimana ad Assisi per visitare la città ed è stata proprio in quest’occasione che ho avuto la possibilità, forse non casuale, di conoscere meglio le suore e il loro stile di vita. Di quella settimana tanti sono i ricordi che porto nel cuore con gioia: ho iniziato a comprendere che le suore vivevano una vita di preghiera ma non solo, facevano anche tante altre cose molto pratiche che non avevo considerato e questo mi ha colpita molto! Ricordo che quell’estate con suor Sara e suor Maria Paola abbiamo iniziato a sradicare l’edera in pineta che stava soffocando la siepe, abbiamo raccolto i fichi dall’albero, abbiamo spostato letti…e potrei continuare elencando tante altre attività!

 

Oggi il mio cammino continua ad intrecciarsi con questa famiglia religiosa: faccio parte dell’équipe che gestisce il blog Giovani Amici di Madre Chiara e in particolare mi occupo di cercare le immagini per i diversi articoli!

Siamo venuti per lasciare un’impronta

Siamo Sara e Marco, una giovane coppia di fidanzati, futuri sposi.
Il nostro cammino di Fede di coppia ha avuto inizio a luglio del 2016, prendendo parte alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia.

Durante quella settimana abbiamo iniziato a comprendere che l’essere cristiani vuol dire essere testimoni della Parola del Signore nella vita quotidiana attraverso le nostre scelte e il nostro modo di affrontare la vita stessa, sia nei momenti felici che in quelli più difficili.

Durante la Veglia della GMG al Campus Misericordiae abbiamo fatto nostre le parole che il Papa ha detto a tutti noi giovani:

[…] Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per lasciare un’impronta.

Abbiamo lasciato il Campus Misericordiae consapevoli che qualcosa dentro di noi stava cambiando e che il Signore ci stava chiamando a seguirlo, non solo come singoli, ma anche come coppia e sul cammino di ritorno a casa, abbiamo per la prima volta parlato di matrimonio.

Dopo questa esperienza, abbiamo iniziato a sentire la necessità di metterci maggiormente al servizio della nostra comunità, inoltre abbiamo deciso di intraprendere un percorso che ci aiutasse a comprendere meglio cosa significasse camminare da fidanzati cristiani.

Ad aprile del 2018 abbiamo partecipato al corso “fidanzati” ad Assisi che ci ha aiutato a capire meglio la nostra vocazione: il matrimonio; inoltre, durante questo corso, abbiamo compreso l’importanza di avere una guida spirituale di coppia e per questo motivo, al nostro rientro a casa, abbiamo chiesto al nostro parroco se era disposto a guidarci in questo percorso.

Negli anni seguenti abbiamo vissuto insieme delle esperienze che ci hanno accresciuto nella Fede anche grazie all’aiuto del nostro Don.

Mossi da alcune domande, desiderosi di accrescere il nostro credo e consapevoli di non conoscere un fondo il significato del Triduo Pasquale ci siamo iscritti al corso “Dalla morte alla vita”.

Un’altra motivazione che ci ha portati a frequentare questo corso insieme è stata il fatto di poter riflettere più a fondo sul sacramento che stiamo per ricevere, certi che i temi che sono stati trattati, anche se non direttamente, ci hanno dato nuovi spunti per comprendere più a fondo il sacramento del matrimonio e la nostra futura vita da sposi.

Con il tempo abbiamo capito che per noi è molto importante riuscire a vivere la Fede insieme, confrontandoci costantemente sul nostro modo di essere cristiani nella vita di tutti i giorni: questo è un altro motivo che ci ha portati ad iscriverci.

Durante il corso abbiamo riflettuto molto sull’amore e sul donarsi all’altro come ha fatto Gesù con noi; questo ci ha permesso di capire la ricchezza del dono di sé all’altro, alla famiglia, alla comunità parrocchiale, agli amici e tutti coloro che incrociamo sulla nostra strada. Questo dono gratuito ci dà la possibilità di incontrare Cristo risorto che, per mezzo del Suo Spirito, vive nella nostra vita quotidiana.

Abbiamo inoltre compreso che, anche nei momenti più difficili della vita, è importante abbandonarsi fiduciosamente a Dio, proprio come ha fatto Maria sotto la croce: pur non comprendendo, ha deciso di fidarsi e credere in Lui.
Dio sa quello che fa e quello che è meglio per noi e ce lo fa capire, sta a noi decidere di seguire il disegno che Lui ha pensato per noi da sempre.

Per seguire Gesù ci vuole una buona dose di coraggio, bisogna decidere di cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia.

Papa Francesco, GMG 2016.

Sara e Marco

Siamo le scelte che facciamo

Santa Maria degli Angeli, 24 marzo 2016, ore 13:45

Era la prima volta che mettevo piedi in casa Laudato Sii. Era il Giovedì della Settimana Santa. Non conoscevo ancora le suore, avevo sentito solo telefonicamente qualche giorno prima una suora, suor Maria Paola, per l’iscrizione al Triduo. Si dice che nella vita gli eventi importanti restano impressi nella memoria. Io ricordo ogni cosa di quei giorni: il profumo di pasta al pesto che ho sentito appena entrata in casa, le mie compagne di stanza, le prime parole che ho scambiato con le suore, la mia prima volta a San Damiano, l’attesa prima della Veglia delle Veglie, la mattina di Pasqua, il suono del violino, i canti.

Ricordo che molti dei ragazzi che erano al Triduo erano molto entusiasti poiché quell’estate avrebbero partecipato insieme alla Marcia Francescana. Ilenia e Alessio mi raccontano che si tratta di un cammino a piedi, di un pellegrinaggio, per arrivare ad Assisi il giorno del Perdono. Non so cosa mi passò per la testa ma senza pensarci troppo ho chiesto a Suor Sara di iscrivermi. Nonostante le iscrizioni già chiuse, vengo ripescata dalla lista di attesa e, dopo aver anticipato un esame, il 23 luglio comincio la Marcia.

Da qui ha inizio la mia esperienza Angelina, quella che posso definire una strada piena zeppa di persone ed esperienze che, passo dopo passo, mi hanno accompagnata con cura, fino a farmi guardare il mondo da un altro punto di vista, molto più bello. Di cose belle e memorabili ne ho vissute tante, ma ho scelto di farvi ripercorrere con me, in questo tempo di Pasqua, quelle che sono tre tappe emblematiche che mi hanno profondamente trasformata e mi hanno permesso di vivere dei passaggi, di vivere la Pasqua!

ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE. Alla fine della Marcia, arrivati ​​a Santa Maria degli Angeli, chiedo ad una suora francescana angelina di aiutarmi a conoscere il Signore, di aiutarmi a dare del “tu” a Dio. E inizio a camminare. Prima scoperta: è faticoso e la fatica mi fa paura. Seconda scoperta: non sono sola nel viverla. Nella mia paura da lì a poco ha fatto breccia la Parola di Dio: nel febbraio 2017, durante la formazione missionaria con le suore, ho avuto modo di ascoltare questa Parola:

«Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro:” Che cercate? ” Ed essi gli dissero:“ Rabbì (che trasmette vuol dire “Maestro”), dove abiti? ”. Egli rispose loro: «Venite e vedrete». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Erano circa le quattro del pomeriggio.

Giovanni 1, 38-39

Questa parola interrogava la mia vita: “Cosa cerco?”. “Perché scegliamo quello che scegliamo?”. Domanda esistenziale, ma soprattutto concretamente personale per me che in quel periodo lottavo col mio desiderio di trovarmi in un’altra università. Grazie al confronto sono potuta risalire lungo la radice di quelle che erano le mie motivazioni profonde per arrivare poi alla verità di ciò che desideravo.

Rudolf Bultmann diceva che l’uomo non è determinato dalla sua storia, dall’ambiente in cui è cresciuto e dal suo carattere ma ciò che lo determina è la sua decisione.

Io ero finalmente libera di scegliere. Da lì a poco compilai la mia rinuncia agli studi per poi intraprendere un nuovo percorso concluso con gioia pochi mesi fa. In tutto questo l’accompagnamento è stato fondamentale. Senza, non so se avrei sperimentato quella grande fiducia nella scelta di lottare per i miei desideri, sconfiggendo il pericolo di vivere una vita all’insegna della mediocrità.

APPARTENENZA. Questa parola descrive ciò che ho iniziato a sperimentare dal settembre 2017: avevo partecipato alle Giornate di Spiritualità a Castelspina. Tante, tantissime persone e famiglie riunite per lo stesso, identico motivo. Incredibile. Ed è lì che per la prima volta ho sentito di appartenere a questa grande Famiglia Angelina, che io credevo essere formata solo da suore, per poi scoprire che in realtà questa famiglia ne racchiudeva tante altre, di tanti posti diversi, di tanti mondi diversi, di età e vissuti così differenti. È lì che ho scoperto di appartenere ad una Famiglia ancora più grande, che è quella della Chiesa.

SERVIZIO. È stato per me il luogo privilegiato per imparare ad alzare lo sguardo dal mio ombelico e per imparare ad entrare nelle cose non solo di testa, ma con tutto il mio corpo! L’occasione per imparare e per scegliere di passare all’altro. Ed è così che la mia appartenenza alla famiglia Angelina si è trasformata in un’esigenza di iniziare a sporcarmi le mani: ci catapultiamo nell’agosto 2018, al Campo Famiglie, in cui mi resi disponibile a prestare servizio. Fu un modo davvero incredibile di sentirmi interamente nella famiglia Angelina, senza il rischio di potermi trasformare in un’ospite. La quotidianità con le suore e le postulanti è ciò che ha fatto la differenza: faticare, ridere, pregare, scherzare… questo ha fatto la vera differenza. Questo è ciò che mi ha fatto sentire a casa in ogni minuto di servizio.

So che c’è ancora tanto da camminare, continuerò a percorrere la via che il Signore si compiacerà di aprire per me mentre la sto percorrendo (come mi ha insegnato la nostra cara Madre Chiara), ma non posso non riguardare al mio piccolo-grande pezzetto di strada con le Angeline con estrema gratitudine. Nel mio piccolo continuo a collaborare in questa famiglia, aiutando nella parte tecnica di questo blog, cercando di dare voce ai giovani che almeno una volta hanno sperimentato la cura e l’accoglienza in questa grande famiglia; inoltre faccio parte con Francesca dell’equipe di Pastorale Giovanile Vocazione delle suore Francescane Angeline dell’Italia.

Dopo questo piccolo viaggio retrospettivo nella mia esperienza, colgo l’occasione per augurare a tutti una santa Pasqua! Il Signore Risorto vi dia la forza di vivere scelte coraggiose e di ascoltare ogni cosa che ha da dire al vostro cuore!

Chiara

Mi hai donato un cuore nuovo

“Le nostre ferite sono spesso le aperture nella parte migliore e più bella di noi”; con questa affermazione vorrei iniziare la mia testimonianza in quanto descritto esattamente ciò che ho vissuto e continuo a vivere ancora oggi, ma facciamo un piccolo passo indietro.

È il 2019, ho 20 anni e frequento il secondo anno di università; è uno dei periodi più difficili della mia vita.

In casa mia, una causa di situazioni particolari, si respira un’aria pesante, di sofferenza che piano piano diventa sempre più opprimente.

Proprio in questo clima comincerà a sorgere in me molti dubbi: “Perché tutto questo dolore? Cosa abbiamo fatto per meritarci questo? “; non trovando risposte la mia fede comincia a vacillare.

Dio era per me sempre più distante, “si è dimenticato di me o forse in fondo non è così buono come ho sempre creduto”.

Ma non importa quanto il buio possa essere fitto, la luce trova sempre la sua strada; così dopo averci pensato un po ‘, decido di partecipare per la prima volta ad un corso organizzato dai frati del SOG intitolato “Corso Zero” dove si ripartiva dall’ABC della fede, proprio quello di cui avevo bisogno.

Le ragioni che mi hanno spinto a partecipare erano molteplici, da una parte volevo dirgliene quattro a Dio perché aveva abbandonato me e la mia famiglia davanti al nostro dolore non aveva fatto niente; dall’altra parte, nel profondo del mio cuore riecheggiava un grido di aiuto, volevo essere salvata da tutta quella situazione.

I primi due giorni non sono stati affatto facili, tutte le mie convinzioni vennero buttate all’aria da questi frati sempre sorridenti, lasciandomi disorientata, vuota.

Tutto ciò in cui avevo creduto era in realtà una grande catena.

La notte dormivo con difficoltà e spesso chiamai i miei genitori in lacrime; non ero più sicuro di niente e non facevo altro che pensare alle parole ascoltate durante i vari incontri, ma il suo amore non ha tardato ad arrivare, travolgendomi e cambiando qualcosa in me.

I giorni successivi sono stati una svolta, ecco che inizio a conoscere un Dio che era sempre stato con me, non mi aveva abbandonato ma anzi, aveva vissuto con me il dolore.

Al termine del corso zero un seme era stato piantato nel mio cuore, ma dovevo capire come farlo germogliare nella mia quotidianità. “Come faccio a cambiare le mie cattive abitudini? Come posso mettere in pratica ciò che ho ascoltato?

Le Angeline sono state fondamentali in ciò, questa meravigliosa FAMIGLIA conosciuta proprio ad Assisi durante il corso zero che mi ha accompagnato e continua ad accompagnarmi nel mio cammino quotidiano verso Dio.

All’inizio del 2020 ho iniziato così a partecipare agli incontri da loro organizzati; il mio cammino spirituale proseguiva tra momenti di preghiera, attività di gruppo e condivisione, scoprendo passo dopo passo tratti nuovi del volto di Gesù.

Ad Agosto del 2020, in occasione del Perdono di Assisi, ho avuto la grazia di poter partecipare di persona al corso “Lasciatevi riconciliare”.

In questa occasione ho potuto vivere a pieno la realtà delle Angeline, una realtà a dir poco stupenda, ricca di amore, confronto, ascolto ma soprattutto di sorrisi!

Nel mio cuore porto, con particolare affetto, un momento di catechesi del terzo giorno intitolato “Misericordia: Esperienza di figliolanza”, dove per la prima volta capisco di essere Figlia di un Padre che mi ama tanto e che vede in me la possibilità di salvezza .

Non nascondo che non è stato facile da interiorizzare, era una cosa per me così grande!

Altri tasselli si sono aggiunti così all’immagine di Dio che io avevo, rendendola sempre più chiara e ampia.

Tutte queste esperienze hanno portato molti frutti nella mia vita: nei momenti difficili non mi sento più sola, ho accanto a me Dio che mi ama di un amore filiale incondizionato e tante persone che mi supportano e camminano accanto a me, inoltre cerco di essere più disponibile verso il prossimo contributo come catechista, volontaria in parrocchia.

Se guardo indietro non avrei mai pensato di poter fare tutte queste cose; Dio con il suo amore e attraverso tutte le persone che ho incontrato mi ha donato un cuore nuovo.

Le difficoltà ovviamente non mancano, ma il mio cammino continua, e cerco di vivere con pienezza ogni giorno che mi viene donato.                                  

Mariarosaria

Chi spera in Dio, non resta deluso

Il 2020 sarà ricordato, per la maggior parte delle persone, come l’anno del Coronavirus e per questo, per molti, forse, sarà un anno da dimenticare. Per me, invece, non sarà così. Certo, l’arrivo del virus ha scombussolato un po’ anche me ma, nonostante ciò, ho tre motivi per cui ricordare con gratitudine l’anno da poco passato.

Facciamo però un passo indietro. La prima volta che incontrai le Angeline fu nel 2011, quando avevo 23 anni. Allora le suore proponevano un corso dal titolo “Tu sei Santo”: tre giorni “per riscoprire la vocazione principale a cui Dio ti ha chiamato fin dal giorno del tuo battesimo: la Santità”, così c’era scritto sul volantino del corso. Mi incuriosì e decisi di partecipare. Risalgono a quel periodo, infatti, le prime domande importanti sul senso della mia vita: avevo sete di Dio e volevo capire qual era la mia vocazione, la mia missione in questo mondo. Avevo il desiderio di fare della mia vita un dono d’amore e stavo cercando di capire in quale modo il Signore mi chiamava ad esserlo.

Da quel corso, poi, ne seguirono altri, tanto che l’ambiente francescano e, in particolare, quello delle Suore Francescane Angeline mi divenne molto familiare. Tutte le volte che scendevo giù ad Assisi, era come se tornassi a casa.

Così gli anni passavano, la mia fede crebbe e iniziai a conoscere un Padre buono che mi amava così com’ero. Nel frattempo, lavoravo come impiegata in una ditta nel mio paese natale, Correggio, in provincia di Reggio Emilia. All’età di 25 anni decisi di prendermi un anno di aspettativa dal lavoro, perché quel desiderio di fare della mia vita un dono per qualcuno si stava facendo sempre più forte; in particolare, avevo una grande predilezione per i bambini. Per un anno intero mi dedicai al servizio dei più piccoli come volontaria in diverse associazioni. Contemporaneamente, avevo preso la decisione di farmi accompagnare nel mio cammino spirituale da un prete diocesano della mia zona.

Durante quell’anno di volontariato nacque in me il desiderio di consacrarmi al Signore, per cui intrapresi un cammino più specifico per quella vocazione. Varie vicissitudini mi portarono a incontrare e conoscere le Clarisse di Carpi (MO), e così il 2 febbraio 2015 entrai nel loro monastero come postulante. Credevo così di aver capito al 100% (o quasi) che quella era la mia strada, la mia vocazione, il mio modo di amare e di donare la vita.

Dopo quasi sei mesi, però, constatai che quella non era la strada che il Signore aveva pensato per me, e pertanto presi la decisione di uscire dal monastero e “ritornare nel mondo”. Non fu facile accettare quella “sconfitta”: pensavo di aver sbagliato tutto, di non aver capito niente… Invece, come capii più tardi, quell’esperienza era stata un dono per me, perché mi aveva dato la possibilità di conoscermi meglio e di fare maggior chiarezza sul disegno d’amore che il Padre aveva per me. Lui mi aveva lasciata libera di andare anche se quella non era la mia strada.

Successivamente all’uscita dal monastero, sentii il bisogno di una guida spirituale femminile e così chiesi a una suora angelina di accompagnarmi. Su suo consiglio, diedi ascolto a ciò che in quel momento abitava il mio cuore e feci la scelta di seguire quello che per diversi anni era stato uno dei miei più grandi desideri, ma al quale, per diverse ragioni, non avevo mai particolarmente dato ascolto fino a quel momento: lavorare con i bambini. Mi iscrissi così all’università a Scienze dell’Educazione. Avevo 27 anni ed erano passati otto anni dal diploma di maturità e pertanto ero piena di dubbi e di preoccupazioni, perché temevo di non farcela.

Ho ripreso così in mano la mia vita perché, nonostante quell’esperienza “andata male”, il desiderio di fare della mia vita qualcosa di grande non era per niente svanito, anzi! Durante gli anni dell’università, continuai a nutrire la mia fede, oltre che con la preghiera personale, anche attraverso i corsi dei frati del SOG e alcune esperienze con le Suore Angeline.

Con il passare del tempo, crebbe in me un altro grande desiderio, quello di avere un ragazzo, di vivere cioè una relazione di coppia, per poi sposarmi e avere una famiglia. Non fu proprio un desiderio nuovo, bensì un desiderio che tornò a bussare alla porta del mio cuore. Infatti, proprio in questi giorni, mentre scrivevo questa testimonianza, mi è capitata tra le mani una riflessione che feci a un ritiro spirituale nel 2010: grande è stata la sorpresa nel leggere che questo desiderio abitava già allora in me!

Negli anni seguenti questo desiderio aumentava sempre più di intensità, ma non ebbi la “fortuna” di concretizzarlo nel breve termine. Ero circondata da amiche e conoscenti che si sposavano e avevano dei bambini, e il mio essere ancora “da sola” causava in me tanta sofferenza e tristezza. Quando queste emozioni facevano capolino, trovavo conforto in questa frase di Santa Teresa di Lisieux: “Invece di sentirmi scoraggiata, mi sono detta: Dio non può ispirare desideri irrealizzabili […]” e nelle parole del Salmo 25: “Chi spera in Dio, non resta deluso”. Anche la preghiera e la Parola di Dio mi sono state di grande aiuto e conforto, e hanno fatto parte del mio cammino di allora e di oggi, insieme a Madre Chiara Ricci, la fondatrice delle Suore Angeline. Da lei, infatti, ho imparato l’abbandono fiducioso nel Padre, perché Dio sa quello che fa.

Arriviamo dunque all’inizio dell’anno 2020. Io ho 31 anni e mi manca un esame per finire l’università, e la tesi; da un mese, poi, sto uscendo con un ragazzo che ho conosciuto poco tempo prima al matrimonio di una mia amica. 

La prima grazia non tarda ad arrivare: il 6 gennaio io e Roberto cominciamo a camminare insieme come coppia. Dopo aver atteso a lungo, ma sempre con la speranza nel cuore, il mio desiderio di avere un ragazzo aveva trovato finalmente compimento!

Il secondo motivo per cui ricordo con gratitudine il 2020 arriva dopo sei mesi: alle 11.30 del 9 luglio mi laureo, con tanta soddisfazione per essere riuscita a concludere gli studi nonostante i timori iniziali. Come l’attesa di un ragazzo, anche il percorso universitario è stato lungo e a tratti faticoso, ma ne è valsa davvero la pena.

I mesi successivi alla laurea li dedico a inviare il mio curriculum alle scuole, ma i colloqui che faccio non vanno a buon fine. Finché a metà settembre vengo assunta in una scuola dell’infanzia del mio comune, a pochi chilometri da casa mia. E così, anche quell’altro desiderio che da tempo avevo nel cuore si concretizza: finalmente potevo fare l’insegnante! L’arrivo di un lavoro è stata dunque la terza grazia ricevuta.

Non posso pertanto che ringraziare il Signore per le meraviglie donatemi nell’anno passato, e chiedergli di continuare a operare nella mia vita e in quella di tanti altri giovani che sono in cammino per scoprire il senso profondo della loro esistenza.

Anche per questo, da qualche anno, insieme ad altre ragazze e ad alcune suore angeline, curo il blog dei giovani amici di Madre Chiara. In particolare, io mi occupo della pagina sui Santi, dove ogni mese presento la figura di un giovane che ha vissuto in pienezza la sua vita. È un modo per me questo per mettermi a servizio degli altri, per donare parte del mio tempo e della mia vita a qualcuno, perché da questi esempi di vita tutti possiamo trarne beneficio per percorrere il nostro personale cammino di santità, ognuno secondo la vocazione alla quale è stato chiamato.

Elisa

La tribolazione per me è stata OCCASIONE

Alle porte dell’avvento, a seguito del difficile momento storico che stiamo vivendo, ciò che desta maggiore preoccupazione tra i miei coetanei è la paura di trascorrere i giorni di festa in solitudine, senza la presenza degli affetti più cari. “Speriamo di non essere zona rossa così almeno potrò tornare a casa per quei giorni!”: questa è l’affermazione che risuona più di frequente.

In un momento di riflessione personale, banalmente, ho pensato come il colore rosso, che da sempre rimanda alla gioia del Natale, di colpo si sia trasformato in un incubo. Andando più a fondo, ho maturato quanto le cose del mondo siano menzogna se osservate e vissute così come appaiono/ci vengono proposte. In questo caso il rosso ha assunto un’accezione diversa e quindi in esso risiedono due “verità”, ma la VERITÀ è, e non dipende dal significato che gli si attribuisce; quindi, allargando gli orizzonti, la chiave per vivere al meglio questo tempo di prova è guardare ciò che viviamo con gli occhi di Dio che è VIA, VERITÀ e VITA.

Quando la pandemia ha cominciato a prendere piede a marzo stavo lavorando in una casa di riposo in provincia di Modena e mi sono ritrovata, assieme ai miei colleghi, a lavorare per circa due settimane senza le giuste precauzioni: mi sono sentita come carne al macello. La paura del contagio era tanta, sia per la sofferenza tangibile nel corpo e negli occhi degli anziani che accudivo, sia per le notizie che passavano al telegiornale; non da meno erano anche le pressioni dei miei cari che quotidianamente, nonostante i chilometri di distanza che ci separavano, mi imponevano di non recarmi a lavoro se non avessi avuto le giuste protezioni facendo leva sul fatto che la vita vale più dei soldi. Come dargli torto? In effetti, a differenza di molti altri, non avevo una famiglia da accudire o un mutuo da pagare… ma avevano dimenticato una cosa fondamentale: avevo una vita da VIVERE. Se non io, chi? Se non adesso, quando? Esiste uomo la cui vita vale meno della mia, onde per cui valga la pena metterla a rischio? Ad ognuno di noi è chiesto di vivere qui ed ora con responsabilità e prudenza. Tengo a precisare che in quei giorni non mi sono sentita un’eroina come il mondo ha voluto far credere e che la tentazione di abbandonare il lavoro mi tormentava tutti i giorni, ma in compenso posso affermare di aver sperimentato che cosa significhi essere figlia amata e voluta da Dio.

La tribolazione per me è stata OCCASIONE di crescita nella relazione con il Signore, fondamentale è stato rapportarmi con la Parola che davvero ogni giorno si è fatta carne e percepivo, in cuor mio, che nulla avrebbe potuto scalfirmi. Riportando le parole di San Paolo “per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene”; è per FEDE che l’emorroissa si è salvata, è per FEDE che il cieco sulla strada di Gerico è tornato a vedere: è per FEDE che noi possiamo affrontare e superare con intima gioia questo momento. La paura è stata vinta perché abitata dalla consapevolezza che Dio è Padre e può un padre volere il male dei propri figli o persino abbandonarli? Se è vero che l’altro è il luogo dove Dio prende dimora, allora è altrettanto vero che nel nostro prossimo possiamo sperimentare il suo amore e il suo aiuto.

In virtù di questo, rendo grazie a Rossella che con il suo fare materno mi ha fatto sentire sempre a casa, a Fabiola che con la sua complicità mi è stata sorella, a Paolo che è riuscito a dare dimostrazione di come un uomo possa amare una donna anche senza sfiorarla, alla signora Maria Teresa che con il suo donarsi senza misura mi ha fatto comprendere che vi è più gioia nel donare che nel ricevere, alle sue nipotine Miriam e Margherita che non avendo filtri nel parlare mi hanno fatto riscoprire la bellezza della sincerità, agli anziani di cui mi sono presa cura che hanno riacceso in me il sentimento della tenerezza…

Come vivere, quindi, l’avvento in questo tempo di prova? Come poter gioire di questa attesa se la nostra preoccupazione principale è diventata la paura del contagio o il colore della Regione di appartenenza? 

Prova a chiedere a Dio la forza di portare la tua croce perché un buon Padre non toglie la sofferenza ma ti insegna ad affrontarla; impara a RICONOSCERE il kairòs, il passaggio di Dio nel tuo quotidiano perché sapere di essere amati non basta… hai bisogno di sentirti amato per poter amare; ASCOLTA è l’opera di carità più grande che tu possa compiere nei confronti del tuo prossimo che si sente frustrato, stanco e irascibile perché non compreso nei suoi bisogni; PREGA perché bisogna vivere e non sopravvivere; AMA perché una vita senza amore, non è vita.

Mi chiamo Addolorata, per gli amici Dora, ho venticinque anni e sono un’infermiera. Ti saluto lasciandoti come spunto di riflessione l’immagine di Zaccheo che nonostante il suo limite fisico e la presenza della folla attorno a sé, non si è lasciato prendere dallo sconforto e si è lasciato incontrare dal Signore salendo su un albero. Se la folla dovesse essere il Covid e il tuo limite la paura del contagio, quale sarebbe il tuo albero?