Oltre alla lettera circolare, che abbiamo letto insieme, lo scritto più importante che ci ha lasciato madre Chiara è la sua autobiografia.
Si tratta in realtà di un testo piuttosto breve, scritto appunto da lei stessa, che narra della sua vita fino all’ingresso in noviziato. Madre Chiara la scrive nel dicembre 1898, a due anni dalla morte, in un momento particolarmente doloroso: solo un mese prima era stata deposta dall’incarico di Madre Generale e viveva probabilmente un periodo di particolare sofferenza, preoccupata per il futuro dell’Istituto da lei fondato, interrogandosi sulla sua missione e sul suo servizio alla Congregazione. Possiamo ipotizzare che sia stato il suo padre spirituale a invitarla a scrivere un racconto della sua vita.
Vediamo oggi insieme la prima parte, che copre la sua infanzia e giovinezza.
Castelspina, 8 dicembre 1898
Oggi otto Dicembre 1898 giorno dedicato a Maria Immacolata, intraprendo a scrivere queste memorie della vita, le più rilevanti che passai al secolo e in Religione.
Madre Chiara si trova a Castelspina, la casa dove ha fondato le Francescane Angeline, e inizia a scrivere la sua autobiografia il giorno dell’Immacolata. Forse è stata semplicemente una data causale, ma è facile pensare che abbia deciso di cominciare proprio quel giorno per una ragione: mettere sotto la protezione di Maria la sua narrazione, come aveva fatto quando aveva deciso di dedicare il novello Istituto alla Vergine degli Angeli.
Madre Chiara nasce a Savona il giorno 8 luglio 1834 ed è battezzata con il nome di Angela Caterina Maddalena Battistina Maria Albertina. Il nome usato in famiglia era Caterina, abbreviato in Nina. I primi paragrafi ci fanno immergere nella sua vita di bambina: una vita lieta e serena. Il padre, Giacomo Ricci, era proprietario di una fiorente impresa di spedizioni e la famiglia viveva un’esistenza agiata. Madre Chiara ricorda due episodi nella sua autobiografia che lasciano ben intendere le condizioni benestanti della famiglia che le permettevano di partecipare agli eventi più importanti della città: all’età di quattro anni (e per cinque volte di seguito) fu scelta per estrarre i numeri vincenti della lotteria cittadina e all’età di sei anni durante la visita del Re e della Regina portò ai reali una cartelletta con le poesie recitate in loro onore. Caterina cresce circondata dall’amore della sua famiglia, istruita nella fede, frequentando le migliori scuole di Savona.
Ma questa felicità non doveva durare a lungo: nel 1847 la mamma muore, lasciandola orfana a soli 13 anni. Caterina è costretta a lasciare la scuola e, in quanto sorella maggiore, a occuparsi della famiglia. Questo episodio lascerà un segno indelebile nella sua vita, tanto che a distanza di anni, nella sua autobiografia, ricorda con impressionante precisione la data della morte della madre.
Frequentai la scuola fino alla morte della mia povera mamma la quale avvenne il tre Dicembre 1847 lasciandomi orfana nell’età di anni 13 mesi cinque e giorni 25.
Tuttavia, pur profondamente provata dalla perdita, Caterina vive serenamente insieme al padre e alle sorelle e ai fratelli. Scrivendo infatti di quegli anni, li ricorderà come tranquilli.
Ma le sofferenze non erano finite.
Giunta all’età di ventun anni, il Signore nei suoi giusti e santi decreti volle amareggiarmi la vita disponendo che mio padre passasse a seconde nozze con una cugina prima di mia madre.
È un fulmine a ciel sereno, aggravato dal fatto che la seconda moglie ha solo un anno in più di lei. Per Caterina comincia un periodo difficile, durante il quale si vide costretta a rimandare ogni decisione sulla sua vita per aiutare la matrigna ad accudire i cinque figli nati uno dopo l’altro.
Madre Chiara non spende molte parole sugli anni in famiglia che seguono la morte della madre e il secondo matrimonio di suo padre: la prosa è sintetica e asciutta, lasciando trasparire tutto il dolore e la sofferenza provati. Eppure, se pensiamo alla sua vita da consacrata, non possiamo che vedere anche in questi anni i semi del suo carisma: un’attenzione all’educazione dei più giovani, una cura nel governo della casa, un forte senso di maternità speso sia nei confronti delle sue figlie spirituali che delle alunne dei vari istituti.
Spesso anche noi viviamo delle situazioni in cui la fatica e la sofferenza sembrano prendere il sopravvento, ma è proprio attraverso di esse che il Signore ci prepara al disegno che ha pensato per noi.